Nei giorni scorsi il Ministro Stefania Giannini ha detto: “Mi aspetto che tutto il Paese s’interroghi sulle grandi questioni: dalla valutazione alla formazione degli insegnanti, dalle nuove competenze al consolidamento delle grandi competenze che l’Italia possiede, nella storia dell’arte, nella musica, nelle discipline umanistiche, ma senza dimenticare le lingue straniere. Vogliamo una scuola che risponda alle sfide di oggi”.
A Catania, un gruppo di docenti dell’Associazione “Aquilante” e “Umanità nuova” insieme con alcuni esponenti dell’UCIIM si è riunito presso l’Istituto “Calvino” di Barriera-Canalicchio e nell’operatività silenziosa di studio e di riflessione del documento del Governo e dopo una lettura e illustrazione sintetica dei sei capitoli de “La Buona Scuola” a cura del prof. Giovanni Morello, della redazione de “La Tecnica della scuola”, i docenti, organizzati in piccoli gruppi tematici hanno analizzato i diversi aspetti con la guida di un docente tutor-animatore.
Una scheda sintetica in tre colonnne con le indicazioni degli aspetti positivi del documento; delle criticità e aspetti da modificare e migliorare; ed infine per indicare le proposte ed i suggerimenti da consegnare, ha reso fruttuoso ed operativo il gruppo di studio, efficace anche nella propositività degli esiti.
Tre le molteplici proposte che sono emerse appare significativo segnalare come l’auspicata immissione in ruolo dei docenti precari e la chiusura della graduatorie GAE, risponde ad un’auspicata attesa e dovrebbe apportare migliore efficacia all’organizzazione delle singole scuole, capaci di organizzare le attività utilizzando al meglio le risorse dell’organico funzionale.
Ogni scuola nell’esercizio dell’autonomia potrà valorizzare le competenze professionali dei docenti e rendere ancor più efficace il processo di apprendimento e di crescita degli studenti.
Consapevoli della necessità della formazione e della valutazione del personale per la progressione di carriera, si sono posti diversi interrogativi circa i criteri e le modalità di composizione dei “nuclei di valutazione d’Istituto, per i quali sarà indispensabile una specifica e finalizzata preparazione al compito, evitando tensioni e contrapposizioni.
Già le richieste dei genitori per la scelta della classe e degli insegnanti è indicativa di una valutazione della professionalità del docente che conquista consensi condivisi e diffusi e, dando per accertato il merito dei docenti “bravi” l’analisi e le procedure sembrano voler tendere a indicare le zone d’ombra, ed il “demerito”, ma con l’intento di migliorarle. Ecco perché il paletto del 66% per le incentivazioni economiche, e giunta nel conteggio del singolo istituto, appare poco rispettoso della dignità professionale.
La progressione di carriera nell’esercizio della docenza dovrebbe apparire ancor più evidente e non solo per gli aspetti economici che seguono dei parametri standardizzati negli scatti triennali.
In merito ai crediti indicati nel documento, si è ritenuto opportuno proporre un criterio di ripartizione assegnando il 55% ai crediti didattici che documentano il lavoro svolto in classe nella quotidianità con gli alunni per uno sviluppo di conoscenze e competenze; il 30% ai crediti professionali, purché corrispondenti e resi funzionali ad un miglioramento delle competenze didattiche, valorizzando la meta riflessione e la meta formazione, ed il 15% da assegnare ai crediti professionali, anche in considerazione che alcuni compiti sono già coperti da finanziamenti, ancorché modesti.
La positiva valutazione dei docenti dovrebbe corrispondere al processo di miglioramento della scuola, nelle diverse fasi di operatività.
I modelli valutativi del progetto Vales, Valorizza, PQM, ed anche la strutturazione dei nuclei di valutazione Invalsi, potranno essere di aiuto per favorire la ricerca di modalità operative nel difficile compito della valutazione del docente.
Sulla così delicata questione “Non basta, infatti, un sondaggio, per quanto esteso e raffinato, ad assicurare la qualità e profondità degli apporti; né la consultazione “dell’intero paese” può ridursi a una kermesse di fugaci esibizioni a valenza soprattutto mediatica” come si legge in documento della Cisl, occorre un progetto che punti a rendere più ‘buona’ la nostra scuola, restituendo senso e giusto valore al lavoro che vi si svolge, dando chiarezza agli obiettivi, certezza e credibilità delle risorse da mettere in campo, e indicare precise scelte di priorità che si rendono indispensabili in un contesto di difficoltà economiche.
In merito all’apertura delle scuole verso la nuova organizzazione delle Fondazioni e dei conributi da enti esterni, si registrano delle effettive difficoltà per i diversi contesti e culture che differenziano il Nord ed il Sud.
Alcune zone di povertà e i cosiddetti “quartieri a rischio” difficilmente potranno trovare sostegni e risorse da privati, perché occorre modificare la cultura della scuola di servizio pubblico che comprende anche le scuole paritarie.
In merito si è fatta la considerazione che alcune scuole paritarie che hanno il marchio di “diplomificio” dove molti docenti prestano servizio soltanto con il beneficio del punteggio del servizio, sono destinate a chiudere, non vedendo più riconosciuto il punteggio che resta limitato alla graduatoria di seconda fascia.
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