Il ministero dell'Istruzione, in Viale Trastevere a Roma
Mentre in queste ore la coalizione di centro destra, rappresentata da Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega, si confronta sui nomi del prossimo esecutivo, rispetto al quale, dalle informazioni disposizione delle grandi testate, sembra restare Licia Ronzulli in corsa per la poltrona di viale Trastevere (a dispetto del sondaggio della Tecnica della Scuola nel quale in testa alla classifica dei più votati vanno Mario Pittoni ed Ella Bucalo), la scuola attende che vengano sciolti alcuni nodi, dalla cui risoluzione dipende la fluidità del sistema e la serenità del personale di tutto il comparto. Ci riferiamo, in particolare, alle questioni del contratto scaduto, del Dpcm attuativo della riforma del reclutamento (da cui dipendono i fondi del Pnrr) e della pubblicazione dei bandi di tutti i concorsi in sospeso. Senza contare le criticità connesse al malfunzionamento dell’algoritmo che guida gli incarichi di supplenza e i numerosi decreti utili per dare attuazione alle 6 riforme di Patrizio Bianchi.
In merito al contratto scuola, peraltro già scaduto (parliamo infatti del triennio 19-21), seppure a rilento, le trattative tra i sindacati e l’Aran procedono. Come spiega il nostro vice direttore vice direttore Reginaldo Palermo, la strada, indicata dalle sigle sindacali, potrebbe essere quella di giungere alla “firma del contratto con le risorse attualmente disponibili (100-105 euro lordi in media) – spiega Palermo – con la prospettiva di riaprire la trattativa a partire da gennaio, in vista della legge di bilancio 2023. Per il momento l’unica certezza è che il contratto 2019/2021, almeno in prima battuta, si chiuderà con cifre molto distanti dagli aumenti europei di cui si favoleggia già dai tempi del ministro Bussetti”.
Il Dpcm, atteso per fine luglio e mai arrivato in GU, definirà:
Quanto alla questione dei concorsi, sono innumerevoli i bandi in sospeso. Ne parliamo nell’articolo al link.
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