Con l’approssimarsi delle elezioni, la scuola italiana si troverà a dover decidere e discernere tra coloro che si sono adoperati per un suo potenziamento e un suo sostegno e tra coloro che hanno assalito le fragili strutture di questa istituzione, basilare per un paese civile, riducendola in condizioni pietose.
Come possiamo noi operatori della scuola fidarci di questi personaggi che da vent’anni a questa parte hanno approvato sedicenti riforme che nessuno voleva e nessuno ha richiesto e che hanno avuto come unico risultato la diminuzione del tempo scuola, l’impoverimento didattico, la trasformazione degli studenti in manovalanza per la sedicente alternanza scuola lavoro?
Non si è trattato di progetti seri e consapevoli.
La scuola italiana ha bisogno di risorse economiche, ha bisogno di strutture nuove, ha bisogno di laboratori, ha bisogno di ripristinare il tempo scuola calibrato sulle effettuve esigenze didattiche.
Possiamo fidarci di Berlinguer che ha introdotto la cosiddetta autonomia scolastica? Possiamo fidarci di Moratti e Gelmini che hanno ridicolizzato gli indirizzi sperimentali dei tecnici e dei licei riducendo le ore senza giustificazione didattica alcuna? Possiamo fidarci di Giannini e company che hanno approvato una riforma contro cui si è sollevato il mondo scolastico con adesione altissima allo sciopero generale?
Non possiamo fidarci perché costoro hanno dimostrato di non amare la scuola, hanno dimostrato arroganza, supponenza e incompetenza, hanno dimostrato una cattiveria innata verso il mondo della scuola.
Gli attacchi alla dignità della professione docente, tentativi maldestri di chiudere e impoverire la scuola sono un insulta alla intelligenza di chi nella scuola opera.
Lo scenario che si presenta non lascia presagire niente di buono e gli interlocutori illuminati che comprendano l’importanza dell’istruzione e di un confronto serio e democratico con insegnanti e operatori scolastici può darsi esistono, ma io non ne ho mai incontrato alcuno.
Giampaolo Bullegas
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