La corsa alla poltrona del Ministero dell’Istruzione non vede ostacoli, e soprattutto stiamo osservando che nessuno sgomita per prendere il posto che fino ad ora è stato occupato dall’on. Maria Chiara Carrozza. Forse perché è una poltrona scomoda? Certo è che, chi sarà chiamato a guidare il Miur, non avrà vita facile. I problemi irrisolti sono tanti, il sistema scuola è al collasso e i soldi da investire sono veramente pochi.
Si tratta di un Ministero senza portafoglio o meglio con il portafoglio sigillato dal Mef. Forse sarà questo il motivo che non vede la ressa di pretendenti a questo nobile ma decaduto ministero. Il nome del prossimo ministro dell’Istruzione, che ormai si fa sempre più insistente, è quello della Senatrice di Scelta Civica Stefania Giannini. Quale potrebbe essere una delle novità che potrebbero ispirare la prossima guida del Miur? Si pensa seriamente, se realmente fosse la Giannini a guidare il ministero di viale Trastevere, ad un nuovo stato giuridico degli insegnanti. Di cosa si tratta nello specifico?
Si tratta di rivedere il contratto nazionale di lavoro, ormai scaduto da un lustro, e prevedere delle progressioni di carriera e nuove modalità di reclutamento degli insegnanti che lascino progressivamente spazio all’autonomia responsabile delle istituzioni scolastiche e la possibilità di concorsi per reti di scuola. Si pensa inoltre di favorire come in ogni altra professione, la formazione e l’aggiornamento in servizio, anche consentendo di dedurre i costi sostenuti dai docenti.
Per il prossimo responsabile del Miur, esiste la priorità di rimotivare gli insegnanti e riconoscere economicamente, secondo un sistema di valutazione dei docenti, il loro impegno professionale. Il modello organizzativo deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi fondanti. Il nuovo sistema di valutazione sarà basato su indici di performance oggettivi e calibrati sulle caratteristiche del bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti. Ritorna in auge l’idea di riforma dell’on. Valentina Aprea, che prevedeva per gli insegnanti una carriera articolata in tre livelli (docente iniziale, ordinario ed esperto).
Questa carriera è programmata sulla base criteri di valutazione incentrati sul merito professionale, in modo da garantire alle istituzioni scolastiche autonome delle proprie professionalità che garantiscano quel valore aggiunto in termini di qualità e competenza. Questa partita del nuovo stato giuridico degli insegnanti, che in linea teorica potrebbe essere corretta, dovrà passare dalle forche caudine del rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro della scuola, dove si spera possa trovare un serio e sereno confronto per garantire carriere vere, trasparenti e oggettivamente meritevoli. Nel frattempo attendiamo di capire se il prossimo governo avrà come ministro dell’Istruzione l’esponente di Scelta Civica Stefania Giannini.
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