E’ contenuta in 7 paginette la bozza di accordo sottoscritta da Governo e sindacati in materia di lavoro pubblico.
Già si parla di “cancellazione” della “riforma Brunetta “ e del decreto legislativo 150 del 2010 anche se l’ex Ministro dichiara che, se così fosse, il Pdl si opporrà con tutte le proprie forze alla sua definitiva approvazione.
In effetti rispetto alle norme volute da Renato Brunetta l’accordo contiene non poche modifiche.
Per esempio c’è la questione della cosiddetta “premialità” (peraltro mai applicata anche per mancanza di risorse): la riforma Brunetta prevedeva tre fasce di merito individuale alle quali avrebbero dovuto corrispondere altrettante fasce di retribuzione accessoria.
L’accordo sottolinea che per garantire meccanismi premiali efficaci sarà necessario prevede “un miglior bilanciamento tra la performance organizzativa e quella individuale, tenuto conto dei diversi livelli di responsabilità ed inquadramento del personale”. In pratica per attribuire i compensi accessori sarà indispensabile tener conto non solo dell’apporto individuale ma anche, e soprattutto, della performance complessiva della struttura.
Un capitolo dell’accordo è dedicato al tema della dirigenza pubblica di cui si prevede un rafforzamento di “poteri e responsabilità al fine di garantirne una maggiore autonomia rispetto all’autorità politica”; conseguentemente “per i dirigenti, principali artefici della performance delle Amministrazioni, saranno comunque previsti rigorosi sistemi di collegamento fra premialità e azione individuale”.
Ma il “piatto forte” dell’intesa riguarda le relazioni sindacali .
Si parla non solo di “pieno riconoscimento del ruolo delle RSU nei luoghi di lavoro” ma anche di “coinvolgimento delle organizzazioni sindacali nei processi di mobilità” legata a eccesso di personale.
Una novità importante riguarda la questione della contrattazione integrativa in quanto viene introdotta una nuova modalità di relazione in quanto il Governo si impegna ad “individuare nell’ambito delle materie di informazione sindacale, ipotesi di esame congiunto tra pubbliche amministrazioni e organizzazioni sindacali”.
Nel concreto questo potrebbe significare che la materia dell’ assegnazione del personale ai plessi e alle classi diventi oggetti di “esame congiunto”: anziché mettere fine al contenzioso che si è sviluppato in questi anni una simile soluzione potrebbe però alimentarlo ulteriormente anche per l’ambiguità stessa dell’espressione “esame congiunto”.
Per adesso, comunque, è presto per fare previsioni: intanto il Governo deve predisporre un disegno di legge che dovrà successivamente essere esaminato e discusso in Parlamento.