Attualità

Verso un’Italia più “gialla”: le regioni che potrebbero cambiare colore

Come ormai ogni venerdì domani, 29 gennaio, sarà il giorno in cui è pubblicato il monitoraggio settimanale dell’Istituto superiori di sanità in merito alla situazione epidemiologica nelle singole Regioni italiane. Anche questa volta il documento sarà molto atteso perché i risultati permetteranno a diverse regioni di passare da una fascia di rischio elevata a una media, favorendo così un allentamento delle misure restrittive e una piccola ripresa della vita sociale ed economica.

Le regioni che potrebbero passare in zona gialla

I dati del monitoraggio della cabina di regia al ministero della salute si riferiranno soprattutto alla settimana dal 18 al 24 gennaio. Le regioni che hanno una maggiore possibilità di passare in fascia di rischio gialla sono: Liguria, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Calabria, i cui risultati degli ultimi giorni hanno registrato un forte calo dei contagi. Ancora in bilico, invece, sono Lazio, Marche e Piemonte. Tutte queste si andrebbero ad aggiungere a quelle che si trovano già nella stessa zona: Basilicata, Campania, Molise, Toscana e la provincia autonoma di Trento.

Zone a rischio arancione

A rischio passaggio in zona arancione sono Molise e Trento, i cui dati dell’ultima settimana non sono per niente confortanti. Infatti, in accordo con quanto descritto nel Dpcm, è possibile accedere a una fascia inferiore dopo almeno 14 giorni a partire dalla prima certificazione del miglioramento, cosa che al momento non è visibile nelle regioni sopra citate.

Rosso ancora per Sicilia e Bolzano

Mentre la Lombardia, dopo la grande polemica sul ricalcolo dell’indice, è passata già da domenica 24 gennaio alla zona arancione, Sicilia e Bolzano rimangono ancora ancorate al colore rosso. Anche in questo caso è necessario aspettare i 14 giorni di miglioramento. Mentre secondo il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, i risultati sono incoraggianti e presto sarà possibile non solo passare a misure meno restrittive, ma anche tornare in classe (per quanto riguarda gli studenti delle secondarie di primo e secondo grado), per la provincia autonoma di Bolzano la situazione non ha margini di miglioramento e si sta riflettendo sull’adozione di misure ancora più strette.

Sara Adorno

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