Marco Piantini, consigliere per gli Affari europei della presidenza del Consiglio dei ministri, firma per La Stampa una riflessione attorno ai possibili esiti del vertice di Goteborg, dedicato alla questione sociale, tenutosi il 17 scorso.
Il vertice affronta i problemi del “welfare europeo in una epoca segnata dal rapporto tra globalizzazione e trasformazione tecnologica”, mentre “non ha ancora usato a sufficienza la sua principale ricchezza: il concentrato di bellezza, memoria e sapere di cui dispone”.
In ogni caso, precisa Piantini, “sapere e innovazione si spostano a una velocità che fatichiamo a decifrare. Noi parliamo quasi ossessivamente in termini di Stati, il mondo sta diventando un reticolo di metropoli. E’ importante che i leader europei in Svezia discutano anche di istruzione e cultura. Legittimo sperare che da quella discussione nascano impulsi per consolidare i diversi progetti che sono in campo, molti dei quali su iniziativa o con il sostegno decisivo dell’Italia, su scala europea: dalla diplomazia culturale come pilastro della strategia globale dell’Unione, ai caschi blu della cultura e alla protezione del patrimonio culturale, dal rafforzamento del processo di Bologna al Programma europeo per la ricerca Horizon 2020 e a quello Europa Creativa, compresa, si spera, una espansione qualitativa e quantitativa di tutto ciò che è mobilità europea, formazione e possibilità di accesso al credito per cultura, istruzione e ricerca”.
“Si spera che cresca un orientamento volto a superare una contrapposizione politica centrale di anni in cui il dibattito a livello europeo si è inaridito spesso nella contrapposizione austerità si-austerità no”, anche se nessuno ha “messo in discussione la necessità di efficaci investimenti in ambito educativo e nella ricerca. L’edificio europeo va rafforzato con un cemento che unisca la dimensione sociale con una dimensione europea sempre più integrata per cultura e istruzione”.
“Il Pilastro dei diritti sociali che sarà proclamato con una certa solennità al Vertice è un buon inizio per ripensare il nostro modello di sviluppo. La questione, in fondo, è quanta consapevolezza abbiamo delle fragilità del nostro patrimonio comune più grande, la democrazia, e di come essa vada sostenuta”.
Come affermava Galileo, conclude il Consigliere, bisogna, nel rapporto tra scienza e teologia, difendere le scoperte “contrarianti ad alcune proposizioni naturali comunemente ricevute dalle scuole de i filosofi”.
Galileo scrive che “il tempo è andato successivamente scoprendo a tutti le verità”.
“Il tempo, il nostro tempo, ci sta mettendo di fronte alla evidenza che possiamo ripartire da quanto possiamo studiare, ricercare e realizzare insieme come Europei per avere un ruolo sempre più grande e fitto che è diventato il mondo”.
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