Ancora episodi di bullismo a scuola, stavolta con matrice razzista. Un 17enne originario del Guatemala, che frequenta la scuola in Puglia, è stato oggetto di continue vessazioni da parte di quattro compagni di classe per ben due anni. Finalmente il giovane ha detto tutto ai genitori, che hanno sporto denuncia.
Il ragazzo sarebbe stato insultato e minacciato negli ultimi due anni con frasi razziste dai compagni di classe che nei giorni scorsi lo avrebbero anche picchiato nel bagno della scuola superiore che frequenta in Salento. Ad essere denunciati ai carabinieri quattro compagni di classe un anno più giovani di lui.
In particolare, in riferimento all’ultimo episodio di violenza, il 17enne, lo scorso 25 gennaio, sarebbe stato attirato in bagno della scuola da uno dei quattro aggressori con una scusa. Una volta entrato avrebbe trovato gli altri tre ad attenderlo. Uno di loro lo avrebbe afferrato per il collo, colpendolo con dei pugni. Il ragazzo vittima dell’aggressione sarebbe riuscito però a divincolarsi e a fuggire tra le minacce dei quattro. A questo punto avrebbe subito chiamato i genitori raccontando l’accaduto.
La preside dell’istituto ha convocato nei prossimi giorni gli studenti alla presenza dei genitori per fare chiarezza su quanto accaduto e ha demandato a un successivo consiglio di classe gli eventuali provvedimenti da adottare.
Gli insulti ripetuti, come “nero di m…”; “hai il colore della m…”, sono chiaramente di stampo razzista. Lo studente, come riporta La Repubblica, non ha dovuto fare ricorso alle cure dei medici ma, da qualche giorno, il suo banco di scuola è vuoto. E sta disertando le lezioni per paura di incrociare nei corridoi gli aggressori.
Di recente si è parlato di integrazione di alunni di origine straniera in seguito alla pubblicazione dell’editoriale di Ernesto Galli della Loggia. In ossequio al mito dell’inclusione, ha detto il professore prima di essere attaccato da più parti, “nelle aule italiane – caso unico al mondo – convivono regolarmente, accanto ai cosiddetti allievi normali, anche ragazzi disabili gravi con il loro insegnante personale di sostegno (perlopiù a digiuno di ogni nozione circa la loro disabilità), poi ragazzi con i BES (bisogni Educativi Speciali: dislessici, disgrafici, oggi cresciuti a vista d’occhio anche per insistenza delle famiglie) e dunque probabili titolari di un PDP, Piano Didattico Personalizzato e, infine, – sempre più numerosi – ragazzi stranieri incapaci di spiccicare una parola di italiano. Il risultato lo conosciamo”.
Quasi la metà degli insegnanti italiani sembrerebbe d’accordo con l’introduzione delle classi “speciali”, formate da alunni con disabilità, problemi di apprendimento e stranieri che non parlano quasi l’italiano, riproposte alcuni giorni fa da della Loggia.
Le percentuali emergono da un ampio sondaggio della rivista specializzata La Tecnica della Scuola, al quale hanno partecipato circa 1.300 lettori: ebbene, sarebbe d’accordo nel riproporre le classi “speciali” a scuola dopo 50 anni circa il 40% dei docenti. A essere più in disaccordo sono stati invece gli studenti, seguiti dai genitori e dalla categoria “altro”.
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