Vediamo quali interventi urgenti per migliorare le competenze in lingua straniera dei nostri ragazzi.
1) i docenti di inglese, sin dalla scuola dell’infanzia, devono essere “specialisti”, con incarico esclusivo di insegnamento della lingua straniera. Laureati in lingue o laureati in scienze della formazione, anche se madrelingua: non è detto che “madrelingua” corrisponda automaticamente a “buon insegnante di inglese”. Sarebbe come dire che qualsiasi italiano potrebbe insegnare la sua lingua a scuola… Ci vuole, subito, un decreto che ripristini la figura dello specialista e faciliti il rientro delle migliaia di esperti ormai rientrati ad insegnare matematica o musica o altro! E’ una decisione saggia e a costo zero. Ne “La buona scuola” pare ignorata, mentre è una conditio sine qua non…
2) in termini di formazione, il documento del governo salta a piè pari alla “preparazione dei docenti per l’insegnamento delle loro discipline in lingua straniera”. Ottimisti! Ai docenti di ogni ordine e grado sprovvisti di competenze nella comunicazione in lingua inglese. Il Ministero, come un normale datore di lavoro, ha prima l’obbligo di proporre una formazione estesa, gratuita e a differenti livelli. Non solo perché il Clil è un’ottima metodologia che richiede che ogni docente possa utilizzare come mezzo la lingua straniera, ma perché in inglese sono i MOOC più diffusi, i report e i documenti internazionali, insomma un’infinità di occasioni per migliorare la professionalità.
3) bisogna aumentare le ore di inglese prima di parlare di Clil. Non occorre essere esperti in glottodidattica per sapere che l’apprendimento di una lingua passa per la frequenza con cui se ne fa esperienza. All’infanzia non c’è ancora nulla di definito; in classe prima della primaria l’ora di inglese è una sola, due in seconda e finalmente tre (neppure molte) dalla terza classe fino alla terza media. Cinque è il numero magico. Guarda un po’, quello adottato nelle scuole paritarie che se lo possono permettere. Un’ora al giorno, la regola aurea delle lingue.
4) l’inglese potenziato (5 ore di inglese) alla scuola secondaria di primo grado deve rappresentare una scelta reale per i genitori. Con i contorti meccanismi di attribuzione dell’organico (vedi pillola n. 4), al momento si tratta di un salto nel buio. Si può discutere sulla necessità di apprendere o meno una seconda lingua straniera, ma visto che negli attuali ordinamenti l’inglese potenziato c’è, serietà vorrebbe che rappresentasse un’opzione certa.
5) si possono non rivedere i programmi, ma ripensare le metodologie ed aggiornare i docenti è urgente. Troppa grammatica e troppa letteratura imperano nelle aule delle scuole italiane, molto spesso un inglese “morto”, superato dai recenti e velocissimi cambiamenti di una lingua in costante evoluzione. Mentre scarseggia la pratica linguistica vera, quella che fa raggiungere disinvoltura e agio nella comunicazione.
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