La scuola? È luogo per studiare e non luogo di vacanza. La preside dell’istituto Morvillo Falcone di Brindisi (la scuola dove fu uccisa Melissa Bassi per l’attentato di un balordo) lo ha scritto in una circolare e la prima a farne le spese, racconta Repubblica, è stata una mamma alla quale la preside ha vietato l’ingresso a scuola a causa di un abbigliamento poco consono al disciplinare interno all’istituto, ovvero un décolleté giudicato inopportuno dalla dirigente.
E siccome la legge, seppure dura, è legge, e quella dettata dalla dirigente ancora di più, vale erga omnes e quindi anche per gli allievi, docenti, personale Ata e genitori.
Contromisure adottate prima dell’arrivo dell’estate, per evitare che il caldo svesta la popolazione scolastica, senza distinzione fra adolescenti e adulti. “Perché a scuola – ha spiegato la preside ai suoi allievi – ci si veste in maniera diversa dalla spiaggia, anche se fa caldo».
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L’obiettivo è di insegnare un modello di decoro che valga per tutti “dentro e fuori dalla scuola”, ha rimarcato la preside.
“Un esempio che deve partire dalle famiglie, che devono essere le prime a responsabilizzarsi”.
Niente sanzioni disciplinari per i trasgressori, ma sul rigore della circolare ha fatto scuola il precedente della mamma fermata sull’uscio. “Purtroppo molto dipende dalle famiglie – conclude la dirigente – Se non danno il buon esempio, come possiamo pensare che i ragazzi capiscano che non è concepibile venire a scuola con una scollatura che ne mette il risalto il décolleté? Ho semplicemente chiesto al genitore di ritornare indossando qualcosa di più consono”.
Resta da capire chi misura e stabilisce le dimensioni del decolté e di quanti centimetri devono rientrare le sporgenze nei vestiti. Intanto nella scuola di Brindisi, niente “scollature, bermuda, perizomi che sbucano dai jeans”: e cosa si è visto si è visto.