Cambiare il ministro, ma non cambiare la sostanza, ovvero sottrarre il Miur dei finanziamenti necessari, non porterà a nulla: in questo caso, al ministero di viale Trastevere può arrivare anche il Mago Merlino, ma non servirebbe a molto. Lo ha detto il nostro direttore, Alessandro Giuliani, parlando a Radio Cusano, nel corso della rubrica settimanale ‘L’angolo del direttore’.
Sdoppiare le classi pollaio
Interpellato sul cambio di guardia al Miur, Giuliani si è soffermato sulla carenza di fondi necessari per rilanciare il settore dell’istruzione pubblica
“Quello che è importante – ha sottolineato – è che vi siano risorse adeguate”, decisamente maggiori a quelle incluse nella Legge di Bilancio 2020 appena pubblicata in Gazzetta Ufficiale. L’onorevole Azzolina è stata promotrice, con il M5S, di un disegno di legge sulla cancellazione delle oltre 20 mila classi pollaio, composte da oltre 30 alunni, oggi ancora esistenti. Per sdoppiarle serve un finanziamento consistente: è un obiettivo importantissimo, che va ad incidere sull’apprendimento, sulla qualità della didattica, sulla richiesta delle famiglie”.
L’uscita di Fioramonti
“Se neanche da ministro riuscirà a portare in porto il disegno di legge – ha continuato il direttore -, allora la situazione sarebbe veramente grave: ci troveremmo con l’ennesimo Governo che si riempie la bocca di parole con intenti di rilancio della scuola e dell’università, ma poi nella pratica non realizza granché, confermando così i motivi della decisione presa da Fioramonti”.
A proposito del comportamento dell’ex ministro, che ha ufficialmente abbandonato anche il M5S, Giuliani ha detto: “tanto di cappello Fioramonti, ha lasciato una poltrona importantissima: è stato di parola, a prescindere dai risvolti sulla sua carriera politica con la possibile formazione di un nucleo politico pro-Conte”.
Quel ministro in più
Sulla decisione del premier Giuseppe Conte di spacchettare il Miur in due ministeri, dopo 11 anni, Giuliani ha detto che “ha spiazzato un po’ tutti. Detto questo, comunque, la scuola, l’università e la ricerca si sovrappongono, ma sono realtà ben diverse. Può essere una decisione saggia. L’importante, però, è che a fine legislatura vi siano dei risultati che superino ampiamente la maggiorazione di spese derivante dal ministro in più e dalle nomine aggiuntive di alcuni direttori generali”.