Finiamola con la consultazione continua di social e video attraverso smartphone e telefonini: torniamo a parlare dal vivo come si faceva una volta. Lo chiede Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. In occasione dell’apertura dell’anno scolastico 2024/25, la presidente si è rivolta agli allievi delle scuole della Regione: dovete distogliere “l’attenzione dai vostri smartphone, nutritevi soprattutto di relazioni umane e di esperienze concrete. Perché si impara sui libri ma anche attraverso l’autenticità del contatto, del dialogo, dello stare insieme”.
Petitti è convinta che occorre “fare un uso consapevole di quegli strumenti che fanno certamente parte della nostra quotidianità ma che non possono sostituire il rapporto tra le persone. Anche questo è un modo per responsabilizzarvi e imparare a gestire il vostro tempo.”
“È nel rapporto con i compagni e con gli insegnanti – puntualizza la presidente – che imparerete a tendere la mano a chi è in difficoltà, a riscoprire interazioni genuine, il piacere di stare insieme e quello della condivisione senza nascondersi continuamente dietro un display. Per tornare a comunicare con sincera profondità l’uno con l’altro”.
Secondo la presidente, quindi, tornare alle relazioni dirette, face to face, “non è solo indispensabile per una crescita culturale e personale, ma significa anche riscoprire le relazioni autentiche, la socialità, lo stare a contatto con i propri amici e le proprie amiche”.
“In un’epoca in cui troppo spesso spendiamo molto del nostro tempo davanti allo schermo di un computer o sul telefonino – conclude Petitti – è fondamentale riscoprire valori come il rispetto per il prossimo, l’ascolto e il confronto, la solidarietà e l’amicizia”.
Sui danni di vario genere derivanti dall’uso eccessivo del telefono cellulare, praticamente tutti si dicono d’accordo, forti anche di studi e ricerche internazionali Nella scuola, l’anno è iniziato con una novità: dopo averlo annunciato il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, alcune settimane fa ha inviato agli istituti una argomentata circolare, attraverso la quale ha disposto “il divieto di utilizzo in classe del telefono cellulare, anche a fini educativi e didattici, per gli alunni dalla scuola d’infanzia fino alla secondaria di primo grado, salvo i casi in cui lo stesso sia previsto dal Piano educativo individualizzato o dal Piano didattico personalizzato“.
Nelle nuove linee guida di Educazione Civica pubblicate ad inizio settembre, tuttavia, come avevamo osservato in anteprima, non si parla espressamente di divieto assoluto dell’uso degli smartphone a scuola fino alla terza media.
La formula utilizzata è decisamente più “morbida”: “In conformità con gli indirizzi ministeriali, occorre evitare l’utilizzo di smartphone e tablet nella scuola dell’infanzia e dello smartphone nella scuola primaria e secondaria di I grado; nelle scuole del primo ciclo di istruzione il tablet può essere utilizzato per finalità didattiche e inclusive”.
Contro il divieto di uso di cellulare per i minori di 14 anni, non solo a scuola, e all’iscrizione sui social media per i minori di sedici, nei giorni scorsi è stata avviata anche una petizione di cui La Tecnica della Scuola si è occupata: la petizione è stata lanciata da personalità di primo piano del mondo della pedagogia, dell’educazione e della cultura, della psicologia dell’arte e del cinema.
Da Daniele Novara ad Alberto Pellai, da Pierfrancesco Favino a Carlotta Natoli, sono tante e in aumento le persone che chiedono al governo di “impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16”.
“Chiediamo al Governo italiano – si legge nella petizione – di impegnarsi per far sì che nessuno dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze possa possedere uno smartphone personale prima dei 14 anni e che non si possa avere un profilo sui social media prima dei 16. Aiutiamo le nuove generazioni”.
“È ormai chiaro – si legge ancora nella richiesta – che prima dei 14 anni avere uno smartphone personale possa essere molto dannoso così come aprire, prima dei 16 anni, un proprio profilo personale sui social media. I fatti lo dimostrano: nelle scuole dove lo smartphone non è ammesso, gli studenti socializzano e apprendono meglio. Prima dei 14-15 anni, il cervello emotivo dei minori è molto vulnerabile all’ingaggio dopaminergico dei social media e dei videogiochi”.
Nell’appello viene anche chiarito che “la nostra non è una presa di posizione anti-tecnologica ma l’accoglimento di ciò che le neuroscienze hanno ormai dimostrato: ci sono aree del cervello, fondamentali per l’apprendimento cognitivo, che non si sviluppano pienamente se il minore porta nel digitale attività ed esperienze che dovrebbe invece vivere nel mondo reale”.
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