Via la poesia dai programmi scolastici. La decisione anche se provvisoria è stata presa dal Governo Britannico e cosi gli studenti che decideranno di portare la letteratura inglese agli esami dovranno studiare solo romanzi novecenteschi e opere teatrali scritte dopo il 1914.
Fuori la poesia, dunque dal GSCE (General Certificate of Secundary Education) la scuola superiore con il diploma che si prende in sostanza a 16 anni.
E al momento una misura provvisoria che varrà solo per il 2021 dove gli inglesi prevedono un anno particolarmente intenso in cui i ragazzi avranno sulle spalle un anno scolastico ordinario e il recupero di quanto perso durante il lungo lockdown del 2020, per questo motivo secondo l’Ofqual (ufficio non governativo inglese che si occupa di regolare gli esami) tale sgravio servirà ad alleggerire la pressione su studenti ed insegnanti, perché a quanto pare in tanti trovano lo studio della poesia ostica, e difficile sia da insegnare che da amare e capire.
Il dibattito è ovviamente aperto e le opinioni divergenti: hanno ragione o no questi inglesi?
In Italia siamo ancora molto legati al liceo classico che ci portiamo dentro per questo una idea del genere da noi sarebbe molto difficile da applicare.
Sicuramente la poesia secondo Marco Fortuna è “uno strumento utile per sviluppare alcune capacità degli alunni e” insegnare “alle generazioni future a saper sognare”.
La poesia da sempre fa discutere e suscita proteste: perché studiare versi di autori scomparsi? Perché imparare a memoria i versi delle poesie?
Per altri esperti in materia, la poesia non è fatta per essere spiegata, non è fatta per essere necessaria, un motivo in più per essere fatta fuori dai programmi scolastici, cosi da evitare di essere scomposta, contestualizzata, raccontata, e di fatto secondo alcuni annientata nella sua essenza.
Per tanti professori e maestri la poesia aiuta, invece, a sviluppare la memoria e tante altre capacità che altrimenti rimarrebbero grezze. La poesia ci aiuta a leggere oltre le righe, a fare uno sforzo superiore di comprensione per entrare dentro il significato delle rime e capire appieno il vero significato dei versi stessi.
La poesia è inoltre, molto utile per studiare le diverse storie presenti nei versi, quella del poeta, dell’epoca che ha vissuto e quella del lettore.
Per i ragazzi avvicinarsi alla Poesia deve essere vissuto come un viaggio intenso alla ricerca delle tante sfaccettature e sfumature che non si trovano in altri tipi di scrittura.
Ogni parola è un percorso misterioso dentro ognuno di noi alla fine del quale ogni ragazzo potrà alla fine scoprire di amare la poesia.
In una intervista per la Rai Chiara Carminati, ha riconosciuto il merito a biblioteche, scuole e festival “se le occasioni di incontro tra poesia e bambini sono così numerose.” E aggiunge, “La familiarità con il linguaggio poetico è una risorsa importantissima, non solo come strumento espressivo, ma anche come sentiero privilegiato per poter assaporare la bellezza di una lingua, la sua forza, le sue sfumature e la sua potenza creativa.”
La famosa poetessa prende le distanze, però, sulla necessità di imparare a memoria le poesie, una delle vere torture dei bambini. Perché una poesia ci resti nel cuore la motivazione che mette in movimento la memoria è nella lettura ad alta voce, partecipe e divertita.
Potremmo concludere dicendo: più poesie ma meno versi da imparare a memoria. Far amare la poesia e non farla vivere come una forzatura.
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