Sta determinando una scia di polemiche la notizia riportata qualche giorno fa sul Corriere della Sera sulla decisione presa dal ministero dell’Istruzione di estromettere diversi dei più famosi poeti e scrittori meridionali del Novecento – come Sciascia, Quasimodo, Vittorini, Silone e molti altri – dai programmi scolastici degli istituti superiori. La clamorosa esclusione non è di questi giorni ma risale al 2010. E quindi porta la firma dell’ex ministro Mariastella Gelmini: l’idea non sarebbe però dell’esponente del Pdl, ma della commissione di esperti cui lo stesso ex ministro affidò il compito di redigere le linee guida destinate ai docenti per l’insegnamento degli argomenti propedeutici e fondamentali per la formazione studentesca superiore.
In effetti, leggendo le conclusioni della commissione non c’è traccia degli autori nativi del Sud. Nelle ‘linee guida 2010’ destinate ai docenti degli istituti superiori, stilate dal ministro Gelmini, per quanto riguarda l’Ottocento gli esperti citano Pascoli, D’Annunzio, Verga e Pirandello. Ma poi, quando si parla di Novecento, si legge che ‘il percorso della poesia, che esordirà con le esperienze decisive di Ungaretti, Saba e Montale, contemplerà un`adeguata conoscenza di testi scelti tra quelli di autori della lirica coeva e successiva (per esempio Rebora, Campana, Luzi, Sereni, Caproni, Zanzotto,…). Il percorso della narrativa, dalla stagione neorealistica ad oggi, comprenderà letture da autori significativi come Gadda, Fenoglio, Calvino, Primo Levi e potrà essere integrato da altri autori (per esempio Pavese, Pasolini, Morante, Meneghello…)’.
Ad accorgersi della mancanza era stato qualche tempo fa Pino Aprile, scrittore meridionalista, che nel so ultimo libro “Giù al Sud” aveva scritto:”Su 17 poeti o scrittori del XX secolo, escludendo Verga e Pirandello assegnati all’Ottocento, non c’è un solo meridionale. C’è stato un netto rifiuto della cultura del Sud. Gli autori meridionali saranno confinati a realtà regionali, mentre la letteratura vera, quella che conta, sarà quella dell’Italia del Nord, vincente ed europea”.
Tra i più infervorati, nelle ultime ore, per la “dimenticanza” degli esperti di letteratura figura Ugo Grimaldi (Grande Sud): attraverso un duro comunicato, il parlamentare definisce la decisione del Miur “una vera e propria indecenza. Non vorremmo – ha scritto Grimaldi accusando apertamente la Gelmini di aver avallato una scelta poco didattica e molto politica – che qualcuno oltre ad aver privato il Mezzogiorno del proprio futuro a causa di scelte che guardavano in larga maggioranza all’interesse del Nord, si sia adoperato anche per cancellarne il passato”.
Il rappresentante del Grande Sud non ha dubbi: “Sciascia, Quasimodo, Vittorini e Silone, epurati dalla Gelmini, devono tornare ad essere studiati dai nostri ragazzi”. E per questo si appella “al ministro Profumo a intervenire, rivedendo le scelte operate dal suo predecessore, per restituire dignità all’insegnamento della letteratura italiana”.