Si svolgono spesso i cosiddetti viaggi della Memoria organizzati al fine di visitare i luoghi dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico nei campi nazisti. Un docente di filosofia e storia, Claudio Cerroni, ci ha raccontato la sua recente esperienza come accompagnatore di una classe del suo liceo, il “Cicerone” di Frascati, nel corso di un viaggio svoltosi tra il 22 e il 24 ottobre organizzato dalla Città Metropolitana.
Ecco il suo racconto: “Il viaggio è stato insolito, insolita è stata la temperatura, come ha notato anche il sopravvissuto e testimone novantatreenne Sami Modiano: ‘da settembre in poi ricordo il freddo in quel campo, un freddo che attraversava le ossa, non come oggi che è stata una bella giornata…’. Il sole ad Auschwitz-Birkenau è invece penetrato tra le fronde delle betulle, illuminando la sottile corteccia argentea, squamata come pelle morta sui tronchi di quegli alberi da cui Birkenau prende il nome (“il bosco delle betulle”); insolito è stato ritrovarsi lì, fisicamente presenti, all’indomani di una minaccia pandemica planetaria; insolito è stato riunirsi fraternamente e parlare di pace in un periodo di guerra e odio, mentre oltre il confine arrivavano le richieste di aiuto del popolo ucraino; come le acque dei fiumi Sun e Bug giungono nella Vistola, così a Cracovia, nella centralissima piazza Rynek Główny, abbiamo incontrato dei manifestanti ucraini arrivati in cerca di aiuto. Insolito questo viaggio della memoria in un mondo che sembra aver dimenticato le atrocità della Seconda Guerra Mondiale e procede con indifferente determinazione a generare nuove e più complesse conflittualità, alla ricerca di un equilibrio geopolitico sempre più instabile”, ha spiegato, facendo dei riferimenti con l’attuale situazione geopolitica.
“’Sono ancora qui, io non sono mai andato via da questo posto!’ è il grido di Sami Modiano che ha colpito le giovani anime degli studenti, scuotendo le loro tenere coscienze; le prime lacrime sono affiorate sui volti, rigando le guance e portando il sapore duro del sale sulle dolci labbra abituate al riso”, ha detto.
“Auschwitz-Birkenau e il viaggio della memoria rappresentano una grande opportunità non priva di pericoli; quei campi ben recintati e chiusi dal filo spinato potrebbero apparire i luoghi fisici di un orrore ben localizzato nel tempo e nello spazio, un orrore compiuto da mostri in non-luoghi disumani, un orrore che non ci appartiene. Spetta ora al docente aiutare gli alunni ad elaborare le memorie, per loro natura personali, e metterle in relazione con la Storia dove sono presenti anche le memorie degli aguzzini, le loro azioni, le loro abitudini… nella speranza che si possa capire che si tratta, purtroppo, di esseri umani, non di alieni. Esseri umani simili ai loro prigionieri, con famiglie, con il desiderio di avere figli sani e forti, con il piacere di fare gite in barca, con la determinazione ad avere un riconoscimento sociale. Allora capiremo che Auschwitz-Birkenau non è chiuso in un recinto di filo spinato, ma è una delle potenzialità dell’essere umano, e come tale ci appartiene, come ci appartengono potenzialmente tutti i peccati e le debolezze incontrate da Dante Alighieri nel suo viaggio all’Inferno. Auschwitz è presente ogni volta che chiudiamo gli occhi e giriamo la testa davanti ad un’ingiustizia, Auschwitz è un monito alla nostra coscienza”.
“Se ha ancora senso andare ad Auschwitz mentre in un mondo indifferente agli orrori imperversano nuovi venti di guerra è sicuramente per rafforzare le nostre coscienze e così abituarci ad assumere quelle responsabilità senza le quali non si può essere attori della propria esistenza, ma solo comparse… tristi figuranti nel teatro della vita o al massimo vili aguzzini”, ha concluso il docente.
La scorso gennaio la senatrice vita Liliana Segre, testimone dell’Olocausto, ha detto di non essere mai riuscita a tornare nei luoghi dove si è consumato lo sterminio antisemita: “Non sono mai ritornata là dove sono stata prigioniera. Non me la sono sentita. Una volta fui invitata, nel 1995, c’erano molti personaggi, ma non me la sono sentita. Quando poi ho letto e sentito alla radio la descrizione delle pellicce della regina di Olanda e di Berlusconi, in quel momento ho pensato: come sono contenta di non aver accettato questo invito. È vero, erano passati 50 anni, ma che a nessuno fosse venuto in mente di non mettere pelliccia”, queste le parole da lei proferite in aula.
Poi ha fatto monito ai ragazzi che visiteranno con la propria scuola campi di concentramento come quello di Auschwitz: “Anche oggi la preside di una scuola, che decida di portare i ragazzi a fare questo viaggio, non ha il coraggio di dire che i ragazzi che vanno d’inverno a visitare quei lager, in cui negli anni più freddi del 1900, il ’43 e il ’44, oltre che scheletriti, erano vestiti con le divise a righe di cotone rigenerati”.
“Ci si dovrebbe andare avendo saltato, non so, la colazione del mattino, avendo un pochino voglia di mangiare. E a volte questi ragazzi con i selfie, io prego e imploro: andate a Lucca, a Gallipoli, in montagna, ad Auschwitz non si fa la gita. Si va silenziosi, come quando il 2 novembre una famiglia affezionata ai suoi morti va al cimitero”, ha ribadito.
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