Questa volta la politica è servita a qualcosa: in 24 ore il problema della restituzione degli aumenti è stato risolto, ma è dovuto intervenire personalmente il presidente Enrico Letta per mettere d’accordo le parti, e cioè il ministro Carrozza e il ministro Saccomanni.
La notizia è ufficializzata con un comunicato di poche righe pubblicato nella mattinata dell’8 gennaio sul sito del Governo.
Ma come è possibile che in 24 ore sia stata data soluzione ad un problema che si trascinava da almeno due settimane?
La spiegazione è semplice, addirittura banale.
Fino al 6 gennaio è stato tutto un susseguirsi di comunicati sindacali, prese di posizione, raccolte di firme e così via.
Anzi c’è stata anche la proclamazione di uno sciopero (CUB Scuola) e la minaccia dello stato di agitazione di Fgu-Gilda e Flc-Cgil.
Ma né il Miur né il Mef si erano spaventati più di tanto.
Poi, la svolta, nella mattinata del 7, con le dichiarazioni di Faraone (responsabile scuola del PD); in serata, nel corso della trasmissione condotta in serata da Lilli Gruber su La7, la battuta del segretario Matteo Renzi (“Questa è una cosa da scherzi a parte”) ha fatto capire a tutti che la soluzione era vicina anche poco prima l’inflessibile ministro Saccomanni aveva usato toni perentori e per nulla concilianti (“Il recupero degli aumenti erogati è un atto dovuto”).
A questo, per una volta tanto, la partita Miur-Mef si conclude con un 2-0 a tavolino (c’è voluto l’arbitro Letta per decidere il risultato).
Se vivessimo in un Paese serio il Ministro dell’economia ne trarrebbe le dovute conseguenze sul piano politico, ma è difficile che ci siano sviluppi.
Piuttosto, c’è da attendersi che, non appena si presenterà l’occasione, il Mef faccia pagare al ministro Carrozza lo smacco subito.
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