Sulla impossibilità di nominare altri docenti sul posto dei vicepresidi fin dai primi giorni di settembre le opinioni del mondo della scuola divergono.
Una parte, che non sembra però quella maggioritaria, sottolinea che in tal modo, soprattutto nelle scuole di maggiori dimensioni, l’avvio dell’anno scolastico sarà ancora più difficile del solito.
Ma ci sono anche commenti del tutto opposti.
C’è chi si limita a dire: “Era ora che i vicepresidi tornassero in classe ad insegnare” e c’è anche chi fa osservare che si correrà il rischio che i vicepresidi passino più tempo nell’ufficio di presidenza che in classe, con gravi danni per gli stessi studenti che vedranno limitato il proprio diritto allo studio.
Ma ci sono anche commenti più espliciti: “Meglio così, il dirigente deve lavorare in prima persona e non far lavorare gli altri al proprio posto” o anche “Con lo stipendio che prendono, è giusto che i dirigenti lavorarino di più”. Commenti, questi ultimi, che sembrano una logica conseguenza della protesta contro il “preside sceriffo” culminata nello sciopero del 5 maggio e proseguita fino a poche ore prima della approvazione della legge 107.
A questo punto è anche possibile che le due posizioni si scontrino proprio nelle scuole e nei collegi dei docenti in modo particolare. E’ bene ricordare, infatti, che il piano dell’organico potenziato (OP) fa parte del POF triennale che dovrà essere predisposto dal collegio e approvato dal consiglio di istituto. Potrebbe quindi accadere che il collegio dei docenti decida che i posti dell’OP vengano utilizzati solo per le attività didattiche e non anche per compiti di natura organizzativa. Insomma, l’esonero dei vicepresidi sarà affidato anche in parte al “buon cuore” degli organi collegiali.
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