La questione dell’ “esonero” dall’insegnamento dei docenti vicari (i cosiddetti “vicepresidi”) è di nuovo alla ribalta e questa volta sarà ancora più difficile risolverla.
Basta leggere, ad esempio, cosa scrive ai dirigenti scolastici il dirigente dell’Ambito territoriale di Torino per comprendere la gravità della situazione: “Si ricorda alle SS.LL. che le supplenze attivate ex art. 40, co. 9, L. 27 dicembre 1997, n. 449, in sostituzione del collaboratore del Dirigente scolastico, dovranno concludersi entro il completamento della fase C del piano straordinario di assunzioni di cui alla L. n. 107/2015, previsto per il 30 novembre p.v., ciò in quanto dopo tale data si dovrà procedere alla predetta sostituzione utilizzando esclusivamente i posti di organico di potenziamento assegnato”.
In altri termini: conclusa la fase C, le supplenze conferite sui posti dei vicepresidi devono cessare e i posti dovranno essere coperti con personale dell’organico potenziato.
Problema numero 1: su questi posti ci sarà inevitabimente un cambio di supplente ad anno scolastico ampiamente avviato; famiglie ed alunni non saranno certamente contenti e ne risentirà anche la qualità dell’insegnamento (ma questo sembra ormai essere per il Ministero un tema del tutto secondario).
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E c’è di più: un istituto comprensivo dove il vicepreside è un insegnante di italiano o di matematica, come potrà mai essere sostituito? E’ noto, infatti, che in questo ordine di scuola l’organico potenziato riguarda quasi esclusivamente l’educazione fisica, l’arte e la musica.
Il vicepreside che ha lasciato una cattedra di matematica sarà sostituito da un collega di musica?
Il problema non è di poco conto e forse non sarebbe male se il Ministero se ne occupasse seriamente.
Il fatto è che le voci che circolano non fanno ben sperare: si parla di possibili incontri fra Miur (o Usr) e sindacati, quando invece il problema è squisitamente normativo e può essere definitivamente risolto solo modicando la norma contenuta nell’ultima legge di stabilità.
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