La polemica è servita: il celebre duo social idolatrato dai bambini, i “Me Contro Te”, composto dalla coppia Sofì e Luì, sono al centro delle critiche per un video pubblicato su TikTok in cui parlano del loro status economico.
Il video era in risposta ad un commento che diceva: “Mi date 20mila euro, tanto per voi che sono”. I due hanno replicato così: “Credono che abbiamo soldi da regalare, che abbiamo degli alberi di soldi che possiamo dare”, ha detto lei.
La controparte maschile del duo ha aggiunto, con le mani giunte, piagnucolando tra il serio e il faceto: “La verità è che non abbiamo un euro”.
Da qui c’è stato un boom di commenti negativi, che hanno fatto notare come si tratta di persone sicuramente benestanti, almeno per quanto mostrano sui social. Eccone alcuni:
“Sempre lui che va in giro con il classe g”.
“non abbiamo un euro” con il classe g, una villa con piscina, che altro.
“Su Google c’è scritto che guadagnate 90mila€ a video”.
“Mega ville con piscine, una ferrari, un classe g, cartier ai posti, una cabina armadio che è grande quanto la rinascente, non abbiamo un euro”.
“Fatturano 10 mln l’anno”.
@mecontrote Non tengo un euro 😭
♬ suono originale – Me contro Te
Viene quindi da chiedersi: cosa dovrebbe dire chi guadagna solo 1200/1300 euro al mese, come moltissimi docenti? Si tratta della stessa domanda che molti si sono posti dopo aver udito le parole dell’imprenditore Flavio Briatore, che recentemente si è chiesto: “Ma come si fa vivere con 4000 euro al mese?“.
All’interno del report annuale ‘Education at Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione’, pubblicato nel 2022 per raffrontare i livelli d’istruzione in 38 paesi mondiali, tra cui l’Italia, sono presenti almeno due dati su cui vale la pena soffermarsi.
Entrambi sono purtroppo desolanti. Il primo riguarda gli stipendi dei nostri insegnanti: non c’è nulla di nuovo, certo, ma fa un certo effetto sapere da un organismo internazionale e super partes che nei Paesi Ocse tra il 2015 e il 2021 la media delle buste paga degli insegnanti delle scuole medie con 15 anni di anzianità è aumentata del 6% in termini reali: perché in Italia, sempre secondo l’Ocse, se si considera la crescita del costo della vita, nello stesso periodo l’incremento stipendiale dei docenti è stato pari ad appena l’1%.
Ecco le recenti parole di Valditara in merito: “Si deve a questo Governo il merito di aver sbloccato dopo un grave ritardo maturato dai governi precedenti il contratto collettivo 2019/21, grazie al quale abbiamo raggiunto importanti risultati in relazione agli incrementi delle retribuzioni del personale scolastico”.
E nemmeno quando ricorda che “il contratto si è potuto concludere grazie all’accordo da me raggiunto con le organizzazioni sindacali, che ha reso disponibili per la retribuzione del personale 300 milioni di euro stanziati dalla legge di bilancio per l’anno 2022″ e poi ratificati il 18 gennaio passato all’Aran.
Sempre il ministro ha voluto anche ricordare che “secondo uno studio Invalsi, questi aumenti – ha aggiunto Valditara – hanno fatto scalare alcune posizioni nella classifica europea del potere d’acquisto dei salari dei docenti italiani. I dati sono pubblici e facilmente consultabili. Abbiamo subito dimostrato dunque come la nostra priorità fosse indiscutibilmente quella di agire sull’aumento della retribuzione tabellare dei docenti, nella piena consapevolezza che il rispetto e l’autorevolezza che vogliamo loro garantire dipenda innanzitutto da un giusto riconoscimento economico del loro impegno”.
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