Si tratta senz’altro di uno dei problemi più frequenti della scuola dell’ultimo decennio a cui spesso i docenti non sanno sempre come rispondere.
Ma adesso vediamo i rischi che corrono gli alunni che con il proprio smartphone, riprendono situazioni d’aula dove appaiono altri studenti e, successivamente la pubblicano su YouTube, Facebook, Instagram o più in generale su Internet.
In realtà, per il momento non esiste alcuna norma precisa che vieti l’utilizzo del cellulare in classe, ma solo il vademecum del Garante della Privacy ed una recente sentenza del TAR di Milano.
Intanto possiamo dire, come si legge su La legge per tutti, che il personale scolastico (in assenza di un regolamento scolastico che disponga diversamente) non può vietare agli alunni di portare da casa i telefonini, potendo però imporne la chiusura durante le lezioni o, quantomeno, la modalità silenziosa.
L’insegnante non può perquisire negli zaini dei ragazzi alla ricerca dei cellulari e, qualora dovesse scoprire uno studente con le mani impegnate sullo smartphone durante la lezione, non sarebbe autorizzato a sequestrarglielo, non rientrando tra i suoi poteri (si tratterebbe di una illegittima violazione della privacy).
Quindi, semmai si volessero prendere dei provvedimenti, si potrebbe fare solo in caso di un preciso regolamento d’istituto.
Sappiamo che non si possono diffondere foto o video tramite i canali social con i volti di bambini o, comunque, di ragazzi inferiori ai 18 anni.
Sappiamo anche che è vietato agli insegnanti, per esempio in gita scolastica, scattare foto o video e pubblicarli sui propri canali social, in quanto potrebbero essere denunciati al Garante della Privacy o essere querelati.
Ma se a filmare e diffondere un contenuto foto o video fosse uno studente, un minore quindi?
Beh, se per gli adulti è più facile risalire a responsabilità civili e penali (in casi estremi), per gli studenti è più complicato ed eventualmente, una ricaduta potrebbe esserci sulla pagella, magari sul voto in condotta.
In caso di complici, la situazione diventa più sostenibile per questi, ma ad ogni modo, l’istituto scolastico deve accertare se vi è stata coscienza della negatività del comportamento, si legge ancora su La Legge per tutti; inoltre occorre valutare il nesso di omertà tra corresponsabili, cioè considerare fino a che punto sia stato rispettato l’obbligo di dire il vero senza coprire altri responsabili. Se uno dei corresponsabili “denuncia” il compagno colpevole della pubblicazione del video non può essere punito o dichiarato anch’egli colpevole. Insomma, spezzare il muro di omertà salva dalla sanzione disciplinare”.
Quindi, attenzione studenti: se pubblicate un video di un compagno su internet o essere complici può avere ripercussioni sul voto di condotta autorizzando i vostri insegnanti a mettervi un voto basso.
Ciò non toglie però, che la scuola deve dare allo studente minorenne la possibilità di rimediare, dando segno di maturità.
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