Vittorio Sgarbi, ex sottosegretario alla Cultura del Governo Meloni e noto personaggio televisivo e critico d’arte, è protagonista di un’altra bufera. Il Corriere della Sera ha diffuso un video, già virale sui social in cui Sgarbi si mette in posa con dei ragazzini per fare una foto.
Nel video si vede Sgarbi che parla con i ragazzi e dice loro alcune frasi sessiste e omofobe. Il professore, dopo aver posto una mano sulla spalla di uno di loro, chiede ai due adolescenti se, per caso, sono gay. Alla risposta “no” Sgarbi fa sì con la testa, come se fosse la risposta considerata giusta.
Poi si lancia ad apprezzamenti dei genitali femminili in modo alquanto becero e volgare. “Lungi dal gridare allo scandalo – dicono dal Pd trentino -, rimane solo la grande amarezza nel constatare, ancora un volta, la grevità di un personaggio che dovrebbe essere esempio di cultura e di educazione e che si riduce invece ad essere solo triviale e volgare con degli adolescenti, trasmettendo così un messaggio fuorviante, diseducativo”.
Insomma, non si tratta certo di un buon esempio da dare a ragazzi giovani, anzi. Al telefono, Vittorio Sgarbi liquida la questione: “Non ho nulla da dire. Non c’è nessuna polemica. Il video su TikTok è apocrifo: non l’ho fatto io, non lo ricordo e, per quanto ne so, potrebbe anche essere artefatto. In ogni caso, non ho detto quelle cose e, se pure le avessi dette, non mi riconosco: non sono il mio pensiero. Una persona, del resto, è quel che fa”.
“E così rispondo alla lettera di questi due consiglieri, che neppure conosco. Ho partecipato alla prima manifestazione italiana in difesa degli omosessuali quando loro, probabilmente, non erano ancora nati. Sono stato cacciato da Letizia Moratti, nel 2007, per aver fatto, da assessore alla Cultura di Milano, la mostra ‘Arte e omosessualità’ e, da presidente del Mart, ho in programma una mostra sulla bellezza omosessuale. Di recente ho parlato con Renato Zero, cui ho in programma di dedicare un evento. A scopo di polemica si qualifica una persona per una battuta, fatta in un momento scherzoso – perché ridevo io e ridevano i ragazzi, questo lo ricordo – invece che per il suo pensiero, che quella battuta non rappresenta certo. Il mio pensiero sull’omosessualità è noto a tutti, per cui che mi si accusi di omofobia non ha davvero senso”, ha concluso.
Tutto sta avvenendo ad un anno da un’altra polemica che ha avuto che fare con la scuola. Il celebre personaggio è stato invitato a partecipare, lo scorso 14 aprile, alla giornata inaugurale per la mostra intitolata Protagonisti del tempo d’arte presso il Museo del Cedro di Palazzo Marino, in provincia di Cosenza, dalla scuola promotrice, l’IPSSEOA Praia a Mare.
Le foto della giornata mostrano Sgarbi alquanto accigliato e infastidito. La giornata, effettivamente, non si è svolta senza intoppi. Il critico d’arte si è infatti reso protagonista di una vera e propria sfuriata ai danni di una docente presente.
Dal video, postato da Sgarbi con tanto di hashtag #sgarbiinca***to e #sgarbishow, si vede il celebre volto urlare contro l’insegnante: “Questa è una schifezza della potenzialità della tecnologia che fa ca***e, è orrore”. Ma quale era l’oggetto della diatriba?
A quanto pare Sgarbi sarebbe andato su tutte le furie dopo aver visto un cartellone al museo con un codice Qr. “Se uno vede una cosa del genere non viene più in Calabria”, ha aggiunto. La docente ha cercato di difendere la scelta, dicendo che Sgarbi non conosce neanche il contenuto che viene offerto una volta scannerizzato il codice. Lo studioso ha però tagliato corto: “Non voglio usare il computer, voglio leggere un libro. Mi dia un libro!”.
Poi l’esperto d’arte ha letto una frase scritta sotto il codice Qr, contenente l’aggettivo “Gentile” scritto con l’iniziale maiuscola. Da qui un’altra strigliata: “Ha studiato la grammatica lei? Va con la ‘g’ minuscola in quanto è una parola semplice”. “Perché è il nostro valore”, ha risposto l’insegnante. “Ma che vuol dire? Si tratta di un aggettivo, deve avere la ‘g’ minuscola”, ha replicato Sgarbi. “Lo possiamo caricare di significato?”, ha tentato di aggiungere con calma la docente. “No, non può caricare le lettere. Dall’avvento di Gutenberg arriva poi lei con la ‘g’ maiuscola”, ha aggiunto ancora il critico d’arte, prima di altre imprecazioni.
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