Mentre le norme che prevedono l’installazione di videocamere nelle scuole è ancora all’esame del Parlamento ci sono istituti scolastici che cercano già di attrezzarsi e organizzarsi, magari coinvolgendo anche le famiglie per sostenere le spese necessarie.
Come sta accadendo all’Istituto comprensivo “Cannizzaro-Galatti” di Messina dove alla cerimonia di apertura dell’anno scolastico svoltasi il 26 ottobre scorso sono stati abbinati una “fiera del dolce” e un “mercatino del riuso” (così si legge nel programma ufficiale pubblica nel sito internet della scuola) il cui ricavato verrà destinato a finanziare l’installazione di sistemi di sicurezza e l’acquisto di sussidi didattici.
L’idea sta però suscitando qualche polemica.
A non essere d’accordo con le decisioni della direzione della scuola è Antonio Mazzeo, insegnante presso la scuola stessa, che sottolinea: “I nuovi inutili e costosi ‘sistemi di sicurezza’ in via d’installazione nel plesso scolastico (telecamere, bussole, ecc.) saranno acquistati anche con il ricavato delle vendite di dolci prodotti dai genitori e degli oggetti del ‘riuso’ creati dagli alunni della scuola, dirottando così una parte delle esigue risorse finanziarie dall’acquisizione di sussidi didattico-educativi (libri, computer, materiale sportivo, dotazioni per alunni svantaggiati, ecc.) alle politiche di controllo avviate nell’istituto stesso”
A quanto denunciato da Mazzeo il programma della cerimonia non sarebbe mai stato discusso e neppure approvato “in sede di programmazione dell’organo collegiale”.
Già lo scorso anno nel cortile della scuola si sarebbe tenuta una parata “musicale” della Brigata motorizzata “Aosta”, reparto d’élite delle forze armate italiane e NATO ed è proprio questo che Mazzeo parla di “modello pedagogico sicuritario-militare”.
Peraltro il programma della cerimonia prevedeva anche, dopo l’esibizione degli alunni delle scuole dell’infanzia, primaria e secondaria, un “momento di preghiera” che però non pare aver suscitato nessuna polemica.
Al di là del caso di Messina (Mazzeo chiede che il Ministero apra una ispezione) resta il fatto che sostenere i costi per l’installazione di videocamere nelle scuole non sarà facile.
Se si considerano solamente le scuole dell’infanzia statali si parla di circa 13.500 sedi scolastiche e 45mila sezioni: calcolando un impianto di video-sorveglianza per ogni sede e una videocamera per ogni sezione e per gli altri locali (mense, servizi igienici, saloni) la spesa potrebbe aggirarsi sui 40 milioni di euro.
Il rischio che le famiglie vengano chiamate a contribuire alla spesa non è quindi troppo remoto.
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