Categorie: Politica scolastica

Videomessaggio di Renzi: convincente o irritante?

Decifrare il vero significato (e le possibili conseguenze) del video-messaggio di Renzi non è propriamente facile.
Intanto bisognerebbe capire a chi intende rivolgersi il premier. 
Certamente non si rivolge solo ai docenti  che sono ormai talmente esasperati che difficilmente si accontenteranno della card-school da 500 euro spendibili per libri, musei e spettacoli teatrali.
E neppure si rivolge ai sindacati che proprio nelle ultime ore hanno iniziato addirittura a parlare di blocco degli scrutini e non sembrano molto disponbili a farsi “intenerire” dal gessetti e dalla lavagna di Renzi (“Il video non convince” ha già dichiarato Di Meglio della Fgu-Gilda).
Il discorso del Presidente del Consiglio sembra piuttosto indirizzato al cittadino comune che, non conoscendo tutti la complessità dei problemi del nostro sistema scolastico, può rimanere colpito dai dati sciorinati dal Presidente.
D’altronde chi sente parlare di 4 miliardi stanziati per l’edilizia scolastica cosa dovrebbe mai dire se non “ottima cosa, era ora”?  Peccato che pochi sanno che a tutt’oggi non sono ancora stati spesi completamente neppure i 150milioni di euro previsti dal “decreto Carrozza” del settembre 2013, a causa delle solite lungaggini burocratiche tipiche del nostro Paese (e allora, quanti anni ci vorranno per spendere una cifra  25 volte superiore?).
Riprendendo una frase pronunciata da Renzi nel corso del videomessaggio (“dobbiamo tornare ad essere un super-potenza culturale”) i parlamentari del M5S sottolineano che “per essere una super potenza culturale serve prima di tutto una cosa: investimenti mentre il nostro è nettamente al di sotto della media europea per la percentuale di Pil destinata all’istruzione (3,7% contro più del 5%), e il Governo, nel Def, per il prossimo quinquennio prevede di ridurre ulteriormente questa quota”.
Renzi ha ricordato anche il piano delle assunzioni dimenticando anche in questo caso qualche piccolo particolare, per esempio non ha detto che i docenti che entreranno in ruolo a partire da settembre avranno un contratto economico molto più svantaggioso rispetto a quello dei docenti già in servizio e saranno titolari non più in una scuola bensì su una rete di scuole (forse alle famiglie bisognerebbe anche far presente che in tal modo la continuità didattica sarà meno garantita rispetto ad oggi).
Insomma, a noi pare che il Presidente del Consiglio abbia parlato ai cittadini (alle famiglie che hanno figli a scuola, in particolare) nel tentativo di suscitare l’idea che i docenti stanno sbagliando ad opporsi al disegno di legge pensato per migliorare la scuola. 
Valutare tutte le possibili conseguenze del video-messaggio è difficile, ma – se dobbiamo giudicare dalle prime reazioni che stanno circolando in rete – abbiamo l’impressione che – per chi sta nel mondo della scuola – il discorso sia risultato più irritante che convincente.

Reginaldo Palermo

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