Con il ritorno della scuola in presenza si torna a parlare di casi di atti violenti degli insegnanti nei confronti dei loro alunni. È delle ultimissime ore la notizia di una assistente scolastica 33enne arrestata dai carabinieri di Brescia per maltrattamenti e lesioni aggravate ai danni di una bambina disabile che seguiva in una scuola della provincia bresciana. L’arresto è scattato in flagranza di reato dopo che le indagini erano iniziate dalla denuncia dei genitori che hanno riferito di aver rinvenuto sul corpo inconfutabili segni di violenza fisica. Oltre che un cambio nell’umore della bimba. Sono state pertanto attivate immediatamente le indagini, anche mediante l’installazione all’interno dell’aula di telecamere ambientali occultate, che hanno confermato i sospetti.
Durante l’orario scolastico l’assistente avrebbe commesso ripetute violenze fisiche: l’agenzia Ansa riporta che la donna avrebbe attuato dei maltrattamenti come schiaffi, strattonamenti, tirate per i capelli e pizzicotti.
I carabinieri sono quindi intervenuti, portando via dall’aula l’assistente che è stata immediatamente tratta in arresto e condotta in carcere a Verziano: dovrà ora difendersi dall’accusa di maltrattamenti pluriaggravati e lesioni aggravate a danno di un minore con disabilità.
La piccola, hanno raccontato i carabinieri, si trovava in un angolo dell’aula: come reazione, ha abbracciato il carabiniere ed è stata accompagnata fuori dalla classe.
“Sono rimasta sotto choc vedendo le fotografie dei maltrattamenti contestati, non avrei mai fatto male alla bambina. Le volevo bene”, si è limitata a dire la donna nel corso dell’interrogatorio.
“Abbiamo chiesto gli arresti domiciliari” ha commentato l’avvocato Marco Soldi, legale dell’educatrice.
L’arresto è scattato in flagranza di reato dopo che la Procura di Brescia aveva disposto l’installazione di telecamere nascoste nell’istituto scolastico frequentato dalla bambina.
Sempre in questi giorni, due maestre di una scuola materna di Ferentino, in provincia di Frosinone, rispettivamente di 57 e e 46 anni, sono state condannate dal tribunale locale a due mesi di reclusione per abuso di mezzi di correzione e disciplina.
I fatti risalgono al periodo compreso tra il 2014 e il 2015: in totale sono una ventina i bimbi, che all’epoca dei fatti avevano tra i due e i quattro anni, che hanno dovuto subire gli abusi, sia fisici che psicologici, delle due docenti.
Secondo l’accusa, “in più occasioni” gli alunni sono stati “strattonati e spinti bruscamente sul torace per indurli a sedersi”.
Ai bambini venivano sottratti “zaini, merende e giochi utilizzando modi bruschi” e spesso veniva vietato ai giovanissimi studenti di recarsi al bagno “bloccando la porta della classe con una sedia con conseguenti episodi di enuresi”.
In alcuni casi, le maestre si sono rivolte ai ragazzini urlando “ti ammazzo” e spesso venivano definiti come “maiali e stupidi”.
Nel capo di imputazione, il pubblico ministero scrive che i comportamenti delle maestre hanno portato all’insorgenza nei piccoli di “disturbi traumatici e post traumatici quali la fobia scolare, disturbi del controllo degli impulsi e chiusura relazionare”.
Gli episodi hanno riproposto il tema della videosorveglianza in classe: una ipotesi, ricordiamo, su cui però vige sempre il ‘no’ del garante della privacy, tranne che per dimostrate situazioni di pericolo.
Maria Spena, deputata di Forza Italia e membro commissione parlamentare Infanzia, sostiene però che “il caso di Brescia, dove un’assistente scolastica è stata arrestata in flagranza di reato per maltrattamenti ai danni di una bambina disabile, evidenzia la necessità di una legge per l’introduzione di sistemi di videosorveglianza nelle scuole e nelle strutture sanitarie ed assistenziali”.
“Non a caso, l’incubo della piccola di Brescia è finito grazie ad una telecamera messa in aula dai Carabinieri dopo la segnalazione dei genitori. La proposta di Forza Italia sulla materia, dopo l’ok alla Camera nel 2018, è ferma in Senato”.
“Il tema della violenza sui minori sembra meno attrattivo di altri, sacrosanti, temi analoghi in Italia – conclude Spena -. Spero che l’indignazione suscitata dall’episodio di Brescia incoraggi una maggiore sensibilizzazione nell’opinione pubblica sulla questione della sicurezza dei più indifesi, nelle scuole così come nelle strutture assistenziali per anziani e disabili”.
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