Molti insegnanti sono nemici giurati dei dispositivi elettronici in quanto «armi di distrazione di massa», altri sono sostenitori dell’uso strategico delle nuove tecnologie per riuscire a tener desta l’attenzione dei millennials.
Finora i divieti dei cellulari in classe sono serviti a poco, vista la produzione e diffusione continua di video durante le lezioni. A meno che non si voglia fare come quel liceo paritario di Piacenza che costringe gli studenti a consegnare i telefoni all’ingresso a scuola depositandoli nei sacchetti Yondr, quelle buste blocca-smartphone che vengono usate per esempio nelle anteprime cinematografiche in funzione anti-pirateria.
A tal riguardo in una ricerca inglese della London School of Economics si è dimostrato che negli istituti dove non è permesso l’uso dei telefonini i voti sono più alti.
Ricevere messaggini, giocherellare sotto il banco, infatti, porta a distrarsi, mentre una migliore concentrazione ha effetti benefici sul rendimento scolastico. Però vietare i telefonini in classe potrebbe servire a poco, infatti, nelle nostre aule o nei nostri laboratori è quasi sempre presente un pc e quindi Google Docs.
Niente WhatsApp o Telegram ma solo Google Docs. Infatti, Google Docs è spesso utilizzato dagli stessi insegnanti per far svolgere agli alunni degli esercizi in maniera collaborativa sui propri notebook.
Gli studenti clonano il documento Google condiviso dall’insegnante, e poi chattano semplicemente al suo interno, facendo sembrare che stanno semplicemente prendendo appunti. Se un insegnante si dovesse avvicinare per dare un’occhiata più da vicino, lo studente fa click sul pulsante “Resolve” e l’intero documento creato scompare.
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