E’ già diventato virale nella scuola il video pensato dalla 3ªB della Leonida di Taranto e realizzato insieme ad una numerosa rappresentanza di studenti della secondaria. Una coreografia dall’effetto immediato, che riprende le significative parole del brano-denuncia con il quale il cantante Ermal Meta si presentò sul palco di Sanremo nel 2017. Ballando sulle note di questa canzone, gli studenti dell’Istituto comprensivo Moro dicono no alla violenza sulle donne. Quest’anno più che mai.
Il video che, dal 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, sarà lanciato su tutti i social, è stato realizzato nel cortile di via Lazio, dove è stato riproposto venerdì 24 novembre.
Con il volto tumefatto (in questo caso dal trucco!) e felpe rosse, come la passione, che non deve avere lo stesso colore del sangue, gli studenti ballano davanti ad un tappeto di scarpe rosse sulla scalinata urlando così la loro rabbia contro il femminicidio, che ancora domina le scene della cronaca internazionale e nazionale alle soglie del 2024. L’ultimo più eclatante, non certo in ordine di tempo, quello di Giulia, brutalmente uccisa dal suo ex fidanzato Filippo, ha sconvolto più di tutti i ragazzi.
“Abitualmente – spiega la dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo, la professoressa Loredana Bucci – leggiamo e commentiamo le notizie pubblicate sui giornali in tutte le nostre classi. E la storia di Giulia ha colpito in modo particolare i ragazzi perché non è stata subito trattata come un fatto di cronaca nera legato all’uccisione, ma è nata come la notizia di una coppia di ex fidanzati scomparsi nel nulla, le cui ricerche sono andate avanti per giorni. E così, mentre si accingevano a preparare cartelloni, fare ricerche e organizzare attività di vario genere in vista della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, i nostri ragazzi si aggiornavano anche sulle novità riguardanti Giulia. Quando, purtroppo, la verità è venuta a galla, il loro dispiacere è stato immenso. Giulia era diventata una di loro”.
Il minuto di silenzio che martedì 21 novembre è stato dedicato a Giulia nell’Istituto comprensivo Renato Moro, come in tutte le altre scuole e realtà pubbliche e private di ogni parte d’Italia, non è bastato agli studenti del plesso Leonida.
“Non dobbiamo permettere a nessuno di rovinarci la vita”, hanno detto alla loro prof di Lettere le alunne della 3ªB. E i loro compagni sono stati tutti d’accordo. Perciò, con l’aiuto del professor Francesco Mignogna, docente e coreografo, hanno ripreso il ritornello di “Vietato Morire” e, con semplici passi, lo hanno animato.
“Ho iniziato a lavorare con la sola 3ªB – spiega il prof Mignogna – poi, man mano che provavamo la coreografia, si aggiungevano sempre più classi. E alla fine ci siamo ritrovati on line in tutte le chat della scuola e alle ultime prove c’era praticamente mezzo istituto”.
“Voi adulti – racconta Clarissa Rizzo, studentessa della 3ª B della Leonida, in primo piano nella coreografia – fate tanti incontri, organizzate convegni, partecipate a trasmissioni per dire no alla violenza contro le donne. Tutto giusto e importante. Ma per parlare a noi ragazzi dovete usare i nostri canali. Con il nostro video, abbiamo già ricevuto numerosi consensi all’interno della nostra scuola, ma noi vogliamo raggiungere anche i ragazzi degli altri istituti, magari anche non solo di Taranto e provincia, ma di tutt’Italia. Speriamo, con questo nostro gesto di far comprendere alle ragazze che, se ti picchia perché è geloso, non è amore; e ai ragazzi che la passione non è rossa perché ha il colore del sangue, ma del cuore. E il cuore non merita di soffrire. Quando un amore finisce è giusto accettarlo”.
Parole sagge, cariche di forza e di importanza perché provengono da adolescenti in tuta e scarpe da tennis, magari anche un po’ svogliati a scuola, ma con tanto desiderio di affermare le proprie idee.
“La giornata contro la violenza sulle donne – conclude per questo la preside Bucci – che abbiamo anticipato a venerdì perché di sabato non ci sono attività didattiche, trascorrerà proprio così, come del resto siamo abituati nella nostra scuola. A gestire ogni iniziativa, laboratori di arte e lettura, interviste sulla tematica, dibattiti e confronti, saranno i nostri stessi ragazzi che prima riproporranno la coreografia pensata per questa celebrazione, e poi si sposteranno nei diversi ambienti di apprendimento di cui è dotata la scuola, coinvolgendo, con la supervisione di tutti i docenti, anche i piccoli dell’infanzia e i bambini della primaria. Il messaggio deve arrivare forte e chiaro alle nuove generazioni se vogliamo realmente educare i nostri figli a contrastare la violenza sulle donne”.
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