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Viminale, per vincere bando occorre sapere bene inglese, ma i laureati in lingue non possono partecipare…

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Il Viminale assume. Già questa sarebbe una bella notizia in tempo di disoccupazione giovanile sempre più elevata. Un bando di concorso per l’assunzione a tempo indeterminato (!) di 250 lavoratori per gestire, da un punto di vista amministrativo, le necessità relative ai richiedenti asilo.

Un lavoro che richiede la conoscenza della lingua inglese, come riporta Il Fatto Quotidiano, ma tra i requisiti per partecipare non figura la laurea in lingue, rendendo così il bando a forte rischio ricorso.

E andando incontro a un possibile blocco della procedura di assunzione. Le classi di lauree previste sono numerose: da Pubblicità e comunicazione d’impresa a tecniche e metodi dell’informazione, passando per una serie corposa di percorsi di studi, ma non quella in lingue.

 

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“È un bando chiaramente illegittimo”, ha denunciato il deputato del Partito democratico, Marco Di Stefano, che ha chiesto chiarimenti al Viminale con un’interrogazione parlamentare a Montecitorio.

In un mese sono pervenute al ministero oltre 54mila domande, lasciando presagire una lunga fase di selezione, che però potrebbe non iniziare. Molti laureati in lingue starebbero già pensando di impugnare il bando.

“Durante la prova orale è previsto un colloquio finalizzato all’accertamento della conoscenza della lingua ingleseattraverso la lettura ed il commento di un articolo di stampa inerente ad argomenti attinenti alla protezione internazionale”, si legge nelle linee guida approntate per le preselezioni. E non solo. C’è una prova scritta “volta all’accertamento della conoscenza della lingua inglese, della durata di tre ore, senza l’uso del vocabolario”, a cui si aggiungono “la lettura brano in lingua inglese su un argomento attinente ad elementi di diritto pubblico” e “l’ascolto di uno o più brani”. Sempre in inglese e su argomenti di diritto pubblico, riporta il Fatto.

Nella sostanza si tratta di un bando per un lavoro da svolgere con competenze linguistiche a cui i laureati in lingue non possono concorrere. E il bando, così, potrebbe essere già annullato.