Ha vinto lei, l’attuale ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, il non certo ambito titolo di “peggior ministro al Miur negli ultimi vent’anni”, glissando di misura, ben tre punti di distanza, la sue ex collega, Mariastella Gelmini, sulla quale, all’epoca della sua reggenza al ministero, se ne dissero di tutti i colori e usando tutti i toni più aspri, dopo che tagliò 8 miliardi di euro alle scuole italiane, reintrodusse il maestro unico (dal modulo di tre docenti), bloccò, col collega al tesoro, contratto e scatti di anzianità, inveì e allungò i tempi per chiamare le supplenze, riordinò la riforma delle superiori, scritta assai meglio da Berlinguer, sfrontando con la scimitarra materie, ore e insegnamenti in tutti gli ordini e gradi di scuola, fino alla deriva dei neutrini e fino a creare fantasmi sui docenti (fannulloni e sessantottini) e sul ministero il cui budget era tutto a favore degli stipendi, cosa che bloccava il suo proposito di rendere le scuole sicure e belle, come il “modello Milano” suggeriva.
Robe da fare rabbrividire, su cui però ormai è calato l’oblio, mentre oggi il rancore si sta manifestando contro Giannini, a ragione forse, per via della legge sulla cosiddetta “buona scuola” e per la sua probabile sottomissione al volere di Renzi e& Co. Voleva infatti stupire questo governo i prof, ma lo stupore fu così tanto stupendo che stupì se stesso, facendo arrabbiare eserciti interi di prof precari e no, che oggi rispondono al nostro sondaggio innalzando forche per quello stupore abortito.
Di sicuro però il dato che il nostro sondaggio, al quale hanno preso parte 2.001 docenti nel volgere di una sola settimana, sbandiera è che Giannini raccoglie il 55% delle preferenze negative con un distacco del 30% da Gelmini che si attesta, come peggior ministro, al secondo posto con quasi il 35% dei suffragi.
Una bella soddisfazione, si potrebbe dire, nei confronti della sua collega di partito, e già sindaco di Milano, Letizia Moratti che se la batte, quasi a parità (3%), col mitico ideatore del “Quizzone-Concorsone”, Luigi Berlinguer, all’epoca del Pds (oggi forse PD), attraverso cui si dovevano stabilire i docenti migliori, pagandoli di più e consentendo loro una carriera più spedita. E cadde miseramente sulle manifestazioni dei docenti che gli contestavano, oltre al concorsone, pure la “Riforma” che però, bisogna ricordarlo, aveva una costruzione di tutto rispetto, in funzione soprattutto del biennio comune alle superiori.
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Su uguale posizione percentuale anche Letizia Moratti e Francesco Profumo, rispettivamente 2,7% e 2,1%, mentre lontano, in basso, Giuseppe Fioroni (1,1%), Maria Chiara Carrozza (0,7%), a parità con Tullio De Mauro (0,7%) che ebbe il non meritato compito di sostituire Luigi Berlinguer al ministro dopo le sue forzate dimissioni.
Lui però, a differenza di tanti altri ministri, pianse lacrime amare sugli stipendi dei prof italiani che avrebbe voluto, così diceva, equiparare alla media europea che navigava, e naviga, sopra salari di tutto rispetto.
Se tuttavia proponessimo un sondaggio inverso: il miglior ministro nell’ultimo ventennio, i colleghi sicuramente avrebbero più difficoltà a rispondere, almeno dovrebbero di più far mente locale e riflettere, considerato pure che più del ministro a dettare le linee sulla scuola è il governo, poi i funzionari (che ne sanno più di tutti perché durano più di venti ministri), quindi i sindacati e infine il ministro stesso che passa le carte suggerite dall’esecutivo.
E a questo proposito ci sovviene il mito della vecchietta di Siracusa che inveiva contro coloro che desideravano la morte dell’odierno tiranno: pregate perché non muoia, gridava ai siracusani, perché alla sua scomparsa, come è da sempre avvenuto, ne verrà uno ancora peggiore. E allora: lunga vita all’attuale.
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