Mentre in questi giorni è emerso un altro fatto violento avvenuto tra le mura della stessa scuola, l’Istituto Majorana di Bari, il docente aggredito dal padre di un’alunna alla quale aveva messo una nota, Vincenzo Amorese, 57 anni, è tornato a parlare della vicenda e delle sue condizioni ai microfoni de Il Corriere del Mezzogiorno.
A quanto pare il professore di diritto ed economia, c’era da aspettarselo, è rimasto molto segnato da quell’episodio: “Sto ancora cercando di superare quel trauma, ho iniziato una terapia con una psicologa che mi sta aiutando molto. Dopo un lungo periodo di congedo ho finalmente ripreso a insegnare in una scuola di Corato. Ma le cicatrici psicologiche di quella vicenda le porto ancora dentro me”, ha spiegato.
Amorese, all’epoca dei fatti, ha rilasciato molte interviste col fine di denunciare quello che lui stesso ha chiamato “clima di stampo mafioso” all’interno della scuola, criticando l’operato della dirigente scolastica, Paola Petruzzelli. Quest’ultima aveva addirittura dato una versione dei fatti diversa, in cui il docente da vittima è stato dipinto come carnefice: la preside ha insinuato che il professore fosse stato aggredito in seguito ad alcuni suoi atteggiamenti “poco consoni” nei confronti di alcune studentesse. Amorese, però, ha sempre smentito.
Quest’ultimo, a distanza di mesi, ha continuato a scagliarsi contro la scuola: “Quel posto lì è un riformatorio, più che una scuola. Gli alunni possono fare quello che vogliono senza avere alcun tipo di sanzione. La mia vicenda, e ciò che è emerso in questi giorni, confermano la mia impressione: lì si vive in un clima quasi mafioso. E la cosa peggiore è che la preside, totalmente inadatta al suo ruolo, non fa nulla per migliorare le cose. Anzi, nel mio caso mi attaccò pur di non prendersi alcuna responsabilità. Per questo l’ho denunciata per diffamazione”, ha affermato.
“In quell’istituto c’è una vera emergenza educativa che andrebbe trattata con la massima severità. Molti studenti provengono da contesti difficili, altri da vere e proprie famiglie criminali. In classe fanno quello che vogliono, spesso supportati dagli stessi genitori. Lo testimonia la mia vicenda: fu il padre di un’alunna a voler vendicare la nota che le avevo messo perché disturbava e invitava i compagni a non seguire le lezioni. Anche a discapito dei tanti bravi ragazzi che vorrebbero imparare e che invece sono ‘schiacciati’ da questi elementi”, ha proseguito. Quelle del docente sono accuse molto gravi, che avranno conseguenze dal punto di vista legale.
Secondo lui si dovrebbe fare qualcosa per le scuole che si trovano in difficoltà: “Le scuole di frontiera come il Majorana andrebbero trattate con la massima cura, cercando di prevenire episodi di bullismo ed educando seriamente gli alunni. Ma se alla preside non interessa è difficile che le cose cambino. Il suo operato è terreno fertile per questo tipo di episodi, e i fatti emersi in questi giorni lo confermano”.
“Cercano di andare avanti tra mille difficoltà. So che molti colleghi non sono soddisfatti del lavoro della preside, ma preferiscono non parlarne. Io invece sono stato attaccato per aver denunciato un fatto gravissimo”, ha concluso con amarezza.
In questi giorni la stessa scuola è sotto i riflettori per un’altra vicenda, che risale al novembre 2021. In quell’occasione una madre si è recata a scuola per farsi giustizia da sé, aggredendo una compagna della figlia, 14enne, dandole una testata, per difenderla da continui atti di bullismo.
La dirigente scolastica, Paola Petruzzelli, ha detto di non essere a conoscenza dei fatti, nonostante la madre affermi di aver più volte segnalato gli atti di bullismo subiti dalla figlia alla scuola. Le stranezze però sono molte: la scuola avrebbe spedito la bulla in una classe diversa per dividerla dalla sua vittima. Quindi, per motivare tutto ciò, dovrebbe essere stata a conoscenza degli atti di bullismo perpetrati ai danni della ragazzina. Ciò contraddirebbe la versione della preside.
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