Nonostante la proverbiale riservatezza su questi aspetti della vita della scuola, ogni tanto, invece, ricordare e celebrare questi successi non può che far bene a tutti.
Parlo della vittoria di sei ragazzi del mio Liceo, il Brocchi di Bassano (una scuola di oltre duemila studenti), che hanno vinto in Olanda una gara internazionale.
Condivido, quindi, la battuta del ministro Giannini: “La nostra scuola continua ad affermarsi a livello internazionale. Questa è la buona scuola di cui possiamo andare fieri”. Così ha commentato la finale del campionato mondiale per la programmazione di satelliti in miniatura, tenutasi ad Amsterdam preso la sede dell’Agenzia spaziale europea, che ha visto primeggiare i miei ragazzi.
Terzi classificati, gli studenti del Liceo Scientifico ‘Cecioni’ di Livorno.
Nella gara ‘virtual’, ricordo infine, si sono classificati primi a livello mondiale anche l’Itis ‘Vallauri’ di Fossano e l’Itis “Agnelli” di Torino.
Complimenti a tutti!
Entrando nel merito, di quale gara stiamo parlando?
Si tratta del Zero Robotics Competition, concorso organizzato per la parte italiana, fra gli altri, dal Politecnico di Torino, dall’Università di Padova, dall’Istituto Italiano di Tecnologia, dall’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, dalla Rete Robotica a Scuola e dall’Agenzia Spaziale Italiana, insieme al Massachussets Institute of Technology (MIT), alla NASA e all’Agenzia Spaziale Europea (ESA) hanno partecipato studenti provenienti da Stati Uniti, Italia, Russia, Messico, Germania, Spagna, Grecia, Romania, Polonia.
I partecipanti si sono sfidati nella programmazione dei micro satelliti Spheres (Synchronized Position Hold Engage and Reorient Experimental Satellites) realizzati dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) e situati all’interno della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), dalla quale quest’oggi l’astronauta italiana Samantha Cristoforetti ha condotto la gara finale. Le squadre finaliste hanno comandato in remoto i robot a bordo dell’ISS.
Tutta questa premessa per dire, però, dell’altro.
Parlo di una cosa che nessun comunicato stampa può contenere: che la mia docente di Informatica, che ha preparato ed accompagnato i sei studenti, è una docente precaria. Che lo scorso settembre, al momento della conferma dell’incarico, ho incrociato le dita, ho fatto tutti gli scongiuri, ho portato un cero perché fosse confermata.
Questa è, in poche parole, l’altra faccia, carica di ipocrisia, della scuola italiana. Nel senso della impossibilità da parte delle scuole di scegliersi, con tutte le garanzie possibili, i migliori docenti. Senza più il muro di gomma delle graduatorie, senza più gli attuali automatismi che non riconoscono il valore sul campo, e non solo formale, dei migliori docenti, ma anche presidi e personale ata. Che non riconoscono, a monte, la stessa dignità delle persone che scelgono l’insegnamento come valore di vita.
Noi dovremmo scegliere i docenti sulla base di Albi regionali, aperto a tutti gli abilitati, con CV analitici per poter comprendere il percorso formativo e lavorativo, e con verifiche in itinere.
E questo dovrebbe valere anche per i docenti cosiddetti “di ruolo”, per una verifica della efficacia e significatività del proprio “servizio pubblico”. Inutile negarlo, lo sappiamo bene che in tutte le scuole ci sono (pochi) docenti e personale “problematici”.
Resta la questione, fondamentale, del test sulla personalità, vista la delicatezza del ruolo educativo, come richiesto da Galimberti. Che sarebbe bene approfondire.
Questo ho ripetuto anche al ministro Giannini, nella telefonata di congratulazioni.
E le ho ribadito che anche la massiccia imminente immissione in ruolo dei precari non è altro che una forma di assistenzialismo, quasi un “voto di scambio” mascherato. Meglio dirsi sempre la verità dei fatti, oltre gli ideologismi.
Questo, lo ripeto, deve/dovrebbe valere per tutti, anche per i presidi e per il personale ata.
Per questo motivo, allo scadere del mio primo contratto triennale nel mio Liceo ho chiesto, a scrutinio segreto, a tutti i docenti e al personale ata, di esprimere il loro parere sulla conferma o meno del mio “servizio” a tutta la scuola. Il risultato finale, quasi bulgaro, di fiducia, mi dice che la scuola è molto più avanti del mondo politico, sindacale, burocratico, ministeriale. Molto più avanti.
Sempre, cioè, meno chiusa e autoreferente, ma sempre più “servizio pubblico”. Un “servizio” che andrebbe, con questi “aggiustamenti” finalmente riconosciuto come il più importante per il futuro di un Paese. Con adeguati investimenti.
Per questo motivo, andrebbero riscritti i contratti di lavoro, i profili giuridici, le singole responsabilità. Quando il nostro muro di gomma si aprirà a queste nuove dinamiche sociali?