Categorie: Politica scolastica

Vincitori di concorso assunti a tempo determinato? Non è così

Come verranno assunti i prossimi vincitori di concorso?  C’è chi dice che il contratto iniziale sarà a tempo determinato e a mezzo stipendio.

E’ da alcuni giorni che sta circolando in rete una curiosa notizia: i vincitori del concorso a cattedre che sta prendendo avvio avranno un contratto a tempo determinato, per tre anni. Non solo, ma lo stipendio non sarebbe neppure pieno perchè il contratto sarebbe equiparato alla formazione e all’apprendistato.
A dire il vero la questione è molto diversa, ma c’è che giura che la legge 107 lo dice chiaro e tondo.
In realtà la legge 107, al comma 181, atrribuisce al Governo una delega per la revisione delle norme sul reclutamento, delega che non è ancora stata attivata (anzi non esiste ancora neppure una bozza di decreto in tal senso); questo vuole dire che per i docenti che stanno partecipando al concorso attuale non cambia nulla rispetto al passato: i vincitori saranno assunti con contratto a tempo indeterminato e la graduatoria di merito rimarrà in vigore per altri due almeno.
E’ vero invece che la delega al Governo prevede un meccanismo molto diverso rispetto a quello attuale (ma solo per i docenti della scuola secondaria). 
In estrema sintesi: i laureati che intendono accedere all’insegnamento nella scuola secondaria partecipano a un concorso nazionale che consentirà loro di ottenere un contratto di formazione e tirocinio a tempo determinato; entro il primo anno dovranno conseguire un diploma di specializzazione per l’insegnamento nella scuola secondaria e nei due anni successivi svolgeranno attività di tirocinio presso una scuola o una rete di scuole.
La delega specifica però che chi non intende partecipare al concorso nazionale (o pur avendo partecipato non lo ha superato) può comunque frequentare a proprie spese i corsi di specializzazione.
Va anche detto che tutto questo non è ancora legge; il percorso che il Governo dovrà seguire non è semplice: dovrà essere predisposto una bozza di  decreto legislativo che dovrà essere vagliato dalle commissioni parlamentari competenti (sia al Senato sia alla Camera) e dovrà anche acquisire il parere del Consiglio di Stato. L’intera procedura dovrà concludersi entro la metà del mese di gennaio 2017. E poiché le deleghe contenute nel comma 181 della legge sono 8 resta il dubbio che i tempi possano essere rispettati.
In ogni caso, se anche il decreto dovessere essere emanato nei primi mesi del 2017, le norme in esso contenute potranno entrare in vigore, nella migliore delle ipotesi, a partire dal 2018/2019.

Reginaldo Palermo

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