Sappiamo tutti che i precari della scuola sono la parte residuale, la parte maggiore, delle decine di migliaia di docenti che non hanno superato il concorso pubblico per l’accesso al ruolo, ovvero che pur inseriti nelle Graduatorie Permanenti/ad Esaurimento non sono rientrati nel contingente annuale che viene chiamato a coprire il cosiddetto organico di diritto, costituito dal numero delle cattedre libere previste per l’anno scolastico successivo.
Concorso e graduatorie a esaurimento sono termini che, nella loro accezione. comune fanno immaginare un sistema garantista e trasparente, che seleziona le persone più adatte a svolgere la funzione docente e le manda in cattedra. Ma, in pratica, la distinzione tra organico di fatto (i posti di insegnamento effettivamente esistenti all’inizio di ogni anno scolastico) e organico di diritto (costituito attingendo solo parte, dai posti disponibili), rende “permanente” il fuori ruolo per migliaia di persone che ne avrebbero diritto.
A questa contraddizione ha parzialmente posto rimedio la sentenza della Corte Europea, che ha imposto la “stabilizzazione” degli insegnanti precari, che, ad onore del vero, il governo Renzi, forse annusando una decisione simile, aveva programmato ancor prima di avviare la consultazione su la buona scuola. La decisione ha agito da catalizzatore per la sostituzione dei due organici (di fatto e di diritto) con quello “potenziato”, un surrogato di quell’organico da tempo rimasto nel “guado della non decisione” a causa della presunta eccessiva onerosità.
Quello dei precari, quindi, è un problema, annoso, che nasce da un difetto del sistema di reclutamento e incide non poco nell’organizzazione del servizio scolastico. Ma il vero problema a mio giudizio, sta nella cronica assenza di cultura dell’insegnamento, la cui valenza sacrale, non trova molti adepti fuori e dentro la scuola.
In questo dibattito tra responsabili dei partiti politici trovo ancora segnali forti di demagogia e anche la conferma dei punti essenziali della mia critica, credo obiettiva, alle modalità normalmente usate nell’approccio al fenomeno del precariato nella scuola. Li ho evidenziati nel mio articolo contro il “pedagogismo”, pubblicato, ormai quasi un anno fa, su Pedagogia & Vita, rivista di problemi pedagogici, educativi e didattici (1/2017, ed. Studium/La Scuola) dove richiamavo l’attenzione del Ministro dell’epoca sul fatto che la decisione della Corte Europea, pur avendo sancito il diritto alla conferma sul “posto” di lavoro per chi ha …“tirato la carretta”, non abbia risolto il vero problema, perché non ha conferito, e non poteva farlo, a tutti coloro che ne beneficeranno il brevetto di qualità.
Si rischia di perpetuare lo stesso sistema che ha generato il “tumore” del precariato.
Il presidente della Commissione Cultura della Camera Luigi Gallo, dice una sacrosanta verità quando, sui social, denuncia che “gruppi e gruppetti stanno costruendo la loro fortuna sui ricorsi” e che alcuni sindacati hanno sostenuto l’approvazione di norme “bucate e deboli” per poter essere attaccate proprio dai ricorsi.
Dopo aver proclamato la necessità di norme giuste equilibrate, costituzionali che rendano la scuola più stabile con 12.000 posti aggiuntivi per la scuola dell’infanzia e la scuola primaria, parla di blocco dei licenziamenti di 7.000 persone, attraverso la di selezione straordinaria Ma, se non vuole che da questo blocco in direzione positiva nasca un altro blocco in direzione negativa, quello dei vincitori del concorso bandito 2016, che sono in numero molto maggiore deve inserire nel Decreto del Governo (per salvarne la “dignità”) la previsione di dare a TUTTI i vincitori, e a seguire anche agli idonei, che hanno già superato la selezione prevista dal Bando della Repubblica Italiana fondata sul lavoro e agli iscritti a pieno titolo nelle GAE la precedenza assoluta non solo nella nomina in ruolo, ma anche nell’assegnazione delle supplenze nell’anno 2018-19.
Allo scopo basta semplicemente aggiornare le graduatorie d’Istituto contrassegnando con la sigla CV (Concorso Vincitore) e CI (Concorso Idoneo).
Altrimenti la proroga delle graduatorie al 2019- 20 prevista dalla legge di Bilancio si trasformerà in una beffa proprio per chi ha più merito!!
L’appello dell’Associazione CREDICI, infatti vuole salvaguardare chi ha rispettato le regole, accettando tutti i passaggi previsti per legge. Lo sottopongo doverosamente, all’attenzione di Marco Bussetti, insegnante prima che Ministro dell’Istruzione, affinché eviti il paradosso per cui i precari da perdenti” vincano e i vincitori di concorso restino “con il cerino in mano”!
Per trovarsi magari in futuro a beccarsi tra loro come i… polli di Renzo!
Pierluigi Palmieri Presidente CREDICICoordinamenti Regionali per i Diritti Civili
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