Non si confondano le istanze di vincolati e immobilizzati. Sono due vertenze politico- sindacali diverse per obiettivi e soluzioni.
La mobilità straordinaria sul 100% dei posti dopo la fase provinciale dei trasferimenti, che annulla de facto la procedura delle immissioni in ruolo, azzerandola in alcune realtà territoriali del Paese e compromettendo la mobilità professionale prevista dal CCNL non ci vede d’accordo come SBC ed è un obiettivo incongruo per i vincolati che nella stragrande maggioranza hanno ottenuto il ruolo e otterranno il ruolo quest’anno nella propria provincia (da Gae e solo per quest’anno anche da GPS di prima fascia sia pur in via residuale) o nella propria regione (da Graduatorie di merito regionali 2016, 2018, 2020, 2021 STEM).
Quindi il vincolato è interessato allo sblocco della mobilità provinciale, ora bloccata per tre anni visto che ha scelto su organico di diritto in sedi disagevoli, o alla mobilità interprovinciale nella regione di immissione in ruolo, laddove è stato immesso in ruolo in una provincia diversa dalla sua.
In questa condizione si trovano i vincolati immessi in ruolo lo scorso anno e quelli che si aggiungeranno quest’anno e negli anni a venire, se non cambieranno le disposizioni di cui alla Legge 159 come ribadito nel DL 73 approvato ieri alla Camera e che passerà al Senato la prossima settimana nel testo approvato alla Camera.
Il problema dei vincolati riguarda tutti i docenti italiani del Nord come del Sud, del Centro come delle Isole e non solo quelli che residenti al Sud da anni aspettano un trasferimento interprovinciale da Nord, dove prestano servizio per aver accettato la nomina in ruolo, al Sud dove risiedono.
I cosiddetti immobilizzati, la maggior parte dei quali immessi in ruolo con il piano straordinario previsto dalla legge 107/2015 e che non sono riusciti a rientrare nel 2016 con una mobilità straordinaria anche a seguito del famoso algoritmo.
Per questi docenti la soluzione è in un incremento dell’organico di diritto, su cui sono effettuati i trasferimenti dovuto a due fattori concorrenti: la riduzione del numero degli alunni nelle classi e l’aumento del tempo scuola, quindi per loro la soluzione deve arrivare dal Governo, che su questo è latitante.
Con gli incrementi di organico da prevedere in legge di bilancio e dalle strutture per il tempo lungo che dipendono dagli Enti locali.
Bisogna quindi differenziare obiettivi e soluzioni tra vincolati e immobilizzati, per gli uni la soluzione è senza onere di spesa, per gli altri invece la condizione necessaria e indispensabile diventa l’investimento in organico, gli uni si devono poter muovere nelle province e all’interno delle regioni, gli altri tra province di regioni diverse, dal Nord al Sud.
Mischiare i piani sul piano rivendicativo sindacale e politico genera non solo confusione ma non risolve i problemi né degli uni e né degli altri.
L’attuale situazione di stallo ne è l’eloquente dimostrazione.
Bisogna invertire la rotta e impostare due battaglie diverse per obiettivi e soluzioni. Se non si continua a non capire una realtà così evidente, se si continua in modo velleitario e spontaneo a chiedere le stesse cose per soggetti diversi, non si otterrà nulla.
Scuola Bene Comune