Giovedì 6 aprile il Consiglio dei Ministri dovrebbe approvare un nuovo decreto legge relativo alla applicazione del PNRR.
Da settimane si vocifera sulla possibilità che in questo provvedimento venga inserita una norma finalizzata a eliminare, in tutto o in parte, i vincoli alla mobilità.
Unica condizione, il via libera della Commissione europea.
Via libera che, almeno fino a questo momento non è ancora arrivata e che, probabilmente, non arriverà neppure entro giovedì.
A questo punto, o il Governo decide di forzare la mano e di inserire ugualmente una disposizione anche in assenza di una risposta di Bruxelles oppure i vincoli resteranno in vigore e il Ministero dovrà procedere nelle operazioni di mobilità senza poter accogliere le domande di chi aveva fatto richiesta con riserva.
Nella migliore delle ipotesi i docenti coinvolti potranno godere di qualche beneficio quando si aprirà la fase delle assegnazioni provvisorie.
D’altronde anche Mario Pittoni, responsabile scuola della Lega, che da mesi si occupa del problema, osserva: “Il problema non è la norma sui docenti vincolati da inserire nel decreto-legge in preparazione”.
L’ex senatore aggiunge: “Stiamo provando a spiegare all’Europa che, per com’è impostato, il vincolo di mobilità è inutile per i pochi posti disponibili al Sud e controproducente nel momento che per gli interessati il gioco non vale la candela (costi economici e familiari troppo alti)”.
“Molti insegnanti – osserva ancora Pittoni – rinunciano al contratto a tempo indeterminato consegnando il territorio alle Mad (messe a disposizione)”.
“La nostra controproposta per garantire continuità didattica – conclude – sono quindi gli incentivi e le stabilizzazioni. L’Italia cioè condivide l’obiettivo della continuità didattica, ma vanno aggiornati gli strumenti per non ritrovarci col risultato opposto”.
In sostanza, dopo mesi e mesi di discussioni, trattative sindacali, promesse elettorali, proteste di comitati e altro ancora, il problema che sta emergendo è un altro: si possono anche eliminare tutti i vincoli esistenti ma se ai docenti residenti al sud non vengono offerte cattedre nelle loro regioni perché i posti scoperti sono del tutto insufficienti a soddisfare le richieste è evidente che il programma di dare a tutti la possibilità di lavorare nella propria provincia o almeno nella propria regione risulta del tutto irrealizzabile.
Si parla adesso anche di incentivi: l’idea va tenuta in considerazione, ma per realizzarla ci vogliono risorse che il Governo dovrebbe reperire in qualche modo (e possibilmente in tempi brevi). Una missione se non impossibile, quanto meno difficilissima.
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