Il Senatore Mario Pittoni torna sulla questione del blocco quinquennale della mobilità, introdotto dalla legge 159/2019, per tutti i neo immessi in ruolo con decorrenza giuridica ed economica a partire dal 2019/20 e per gli anni a seguire.
In pratica questi docenti resteranno immobilizzati per 5 anni nella sede di titolarità, acquisita durante le operazioni di immissioni in ruolo sull’organico di diritto 2019/20, senza poter produrre domanda di trasferimento in ambito provinciale e interprovinciale su posto comune o di sostegno né assegnazione provvisoria in ambito provinciale e interprovinciale su posto comune e di sostegno né utilizzazione.
Analogamente, tali docenti, pur essendo inseriti nelle GPS in altra provincia , non potranno trasformare il loro contratto da tempo indeterminato a tempo determinato per la durata di un a.s. per altra classe di concorso o tipologia di posto , ai sensi dell’art.36 del CCNL in altra Provincia di altra Regione.
A nulla sono valsi nelle scorse settimane gli emendamenti presentati dall’opposizione sulla clausola introdotta nella legge 159 durante l’esame parlamentare della Legge di bilancio 2021. Tutte le modifiche proposte sono state bloccate dalla Ministra Lucia Azzolina.
Sulla materia al centro di una querelle che vede coinvolti da mesi migliaia di docenti riuniti in gruppi social, interviene il Senatore Pittoni della Lega.
“Il blocco quinquennale per i docenti assunti a tempo indeterminato, che colpisce gli interessi individuali di coloro che aspirano a ricongiungersi al proprio nucleo familiare, mettendo a rischio pure l’interesse pubblico di assicurare la massima copertura delle cattedre vacanti con personale di ruolo, si supera in un solo modo: cambiando ministro, visto che la capacità d’ascolto dell’attuale è pari a zero”: è quanto afferma il senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola della Lega e vice presidente della commissione Cultura a palazzo Madama.
“Abbiamo più volte segnalato – spiega Pittoni – che, se per una parte importante della loro vita lavorativa i docenti sono costretti a rinunciare alla cura degli affetti familiari tra l’altro con costi in alcune aree del Paese insostenibili in riferimento agli attuali stipendi, la propensione alla mobilità si riduce ai minimi termini e decine di migliaia di cattedre finiscono affidate a personale supplente. Lo conferma il clamoroso flop della “call veloce”.
“Da qui la nostra proposta emendativa, sempre respinta da Azzolina, la quale prevede che per tutelare i soggetti previsti dalla legge 104 e da altre disposizioni legislative, il vincolo di permanenza non si applichi alle suddette categorie e si consenta a tutto il personale docente di usufruire della possibilità di ricongiungersi al proprio nucleo familiare con le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie. Allo scadere del vincolo triennale – conclude Pittoni – la norma affida alla contrattazione collettiva le modalità di permanenza nella sede ottenuta per trasferimento”.