Sono tanti gli insegnanti che non si danno pace per il vincolo quinquennale sui trasferimenti dei neo-assunti: la norma, introdotta con la Legge 159/2019, prevede che i docenti immessi in ruolo dall’1 settembre 2020 possano infatti chiedere il trasferimento, l’assegnazione provvisoria o l’utilizzazione in altra istituzione scolastica, ovvero ricoprire incarichi di insegnamento a tempo determinato in altro ruolo o classe di concorso, solo dopo cinque anni scolastici di effettivo servizio nella scuola di titolarità.
Quindi, i nuovi docenti, a prescindere da quale tipologia di graduatoria vengono reclutati, saranno vincolati sulla sede di prima assegnazione per cinque anni.
E’ un problema molto sentito da moltissimi degli oltre 20.000 precari assunti in ruolo a partire dallo scorso settembre. Si sono creati svariati gruppi facebook e sono stati presentati svariati ricorsi.
La Tecnica della Scuola ne ha parlato con Catia Lamari e Serena Bolognini, nell’ambito della nuova puntata della rubrica video “La vostra opinione conta!“.
Catia Lamari è una docente di italiano dell’hinterland milanese, ha 40 anni ed è stata assegnata a Brescia, a 100 chilometri da casa. Dal momento della nomina in ruolo è in congedo parentale perché ha tre bambini di cui uno di 16 mesi.
“Ho presentato una diffida tramite un legale – dichiara – dopo aver inviato una Pec all’Usr Lombardia senza avere alcuna risposta per avere un’assegnazione temporanea come madre di un minore di 3 anni, senza fortuna”. “Precedentemente avevo effettuato un ricorso al Tar entro 60 giorni dall’immissione in ruolo ma è stato rigettato. E, allora, sono ricorsa al Consiglio di Stato e sono in attesa di giudizio“.
Serena Bolognini è una docente mantovana di 34 anni, neo immessa in ruolo su scuola primaria dopo aver conseguito 3 lauree ed un concorso nella regione Lombardia.
Da Mantova è stata assegnata a Milano, incinta e con una figlia che a settembre aveva 16 mesi ed è avvilita: “sono stata nominata a centinaia di chilometri di distanza quando precari che si trovano 1.000 posti dopo di me in graduatoria di merito sono state assegnati qui a Mantova e nel paesino dove risiedo”.
“Attualmente – afferma – sono in maternità obbligatoria ma se non verrà concessa nemmeno l’assegnazione dovrò rifiutare l’agognato ruolo nonostante lavori annualmente dal 2012 nella scuola”.
Insomma, le due docenti sono disperate e insieme ad altre migliaia di insegnanti vorrebbero un intervento legislativo che risolvesse la loro situazione.
Alcuni tentativi per risolvere il problema sono stati già fatti, dall’ex ministro Lorenzo Fioramonti, che ha presentato un Ordine del giorno, bocciato alla Camera, e recentemente dal senatore Mario Pittoni che ha presentato un emendamento nell’ambito della legge “Milleproroghe”.
La situazione, però, è molto complessa e non si sa se si potrà risolvere prima delle domande di mobilità. Catia e Serena ci sperano.