La docente e scrittrice Viola Ardone è intervenuta a Metropolis, trasmissione de La Repubblica, per parlare di scuola e giovani. Sono molti i temi toccati, dalla riforma della condotta, alle strategie didattiche di inizio anno scolastico, fino alla trasmissione del piacere della lettura.
Ecco le sue parole: “Amo la scuola, quando rivedo le classi so che sono tornata nel mio posto. I ragazzi mi affascinano: vengono sempre denigrati da tutti, vengono considerati fannulloni, che stanno tutto il giorno al telefono. Un po’ è vero ma sono anche pieni di tante cose”.
“I primi giorni di scuola sono importantissimi per l’imprinting. Di solito spiego il programma, i ragazzi hanno bisogno di concretezza, che dobbiamo fare e in quali tempi. Spiego le regole, ciò che si può fare e cosa non si può fare e leggiamo insieme il regolamento d’istituto. Così i ragazzi entrano nell’ordine di idee che in quel luogo ci sono delle regole da rispettare”, ha detto Ardone, spiegando cosa fa in classe il primo giorno di scuola.
Ed ecco un commento sulle nuove misure sulla condotta scuola appena approvate in Consiglio dei Ministri: “Ma perché far fare educazione civica dopo e non prima? Adesso è una materia spalmata in tutto il consiglio di classe; mettiamola prima, così magari i ragazzi non lo prendono il 6 in condotta”.
Secondo Ardone non è vero che i ragazzi non sono più abituati a scrivere: “I ragazzi scrivono e tanto. Il primo giorno di scuola porto una scatola e faccio scrivere con carta e penna a loro un obiettivo che vogliono raggiungere nel primo quadrimestre. Il primo giorno del secondo quadrimestre la riapriamo. In genere sono desideri relativi all’amore o debiti scolastici”.
“Come invogliare alla lettura? Spesso assegno dei libri da leggere e non chiedo in cambio esercizi o riassunti. Chiedo di segnare le frasi che più sono piaciute e la motivazione. Ormai abbiamo delegato la nostra memoria agli smartphone ma bisognerebbe tornare a imparare le cose a memoria. La memoria è importante perché così le cose diventano parte di noi”.
“Io non sono contraria alle bocciature ma ogni ragazzo bocciato è una sconfitta: nessun professore gioisce per una bocciatura, è semrpe una sconfitta per il professore”, ha aggiunto la professoressa, che ha anche affermato di sequestrare i telefoni in classe: “Quando entro in classe requisisco i telefonini. Io sento sussultare i ragazzi nel momento del distacco dal telefono, come se stessero salutando un parente caro”.
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