La crisi e le tensioni sociali varie indotte dall’evo delle crisi perpetue – prima sanitaria, poi bellica e di seguito energetica – si è abbattuta sui ceti familiari meno abbienti, provocando situazioni di stress estremo specie nei più giovani. Questi, spesso in preda a sintomi di estrema ansia o depressione (moltiplicatasi nell’ultimo biennio) si concedono atti di estrema violenza nei confronti di quei soggetti che possano esprimere valutazioni o critiche, come il corpo docenti, che risulta sempre più indifeso dalle istituzioni ed è sito professionalmente in trincea.
Secondo una nuova ricerca condotta da Unison pubblicata lunedì scorso, sono numerosi i docenti che hanno riferito di essere stati presi a calci, pugni e trattati con atteggiamenti meschini da parte degli alunni delle scuole primarie e secondarie tradizionali.
La criminologa dell’Università di Roehampton, la dott.ssa Amanda Holt, ha condotto la ricerca qualitativa che ha comportato interviste approfondite con 16 insegnanti e assistenti in classe in tutto il Regno Unito. Unison ha aiutato a reclutare il personale di supporto che ha preso parte alla ricerca. Tutti descritti come bersaglio dell’aggressività degli studenti in una serie di modalità, inclusi essere colpiti in volto, pugni, calci e morsi. I ricercatori hanno scoperto che in diversi casi il personale ha riferito di aver ricevuto minacce di morte dagli alunni.
Lesioni fisiche includevano tagli, un occhio nero, un pollice lussato, un dito rotto e legamenti disarticolati. Il personale ha anche segnalato una serie di problemi psicologici, tra cui stress, ansia e depressione. A due docenti è stato diagnosticato un disturbo da stress post-traumatico. Il rapporto rileva inoltre che la risposta delle scuole agli attacchi è stata talvolta inadeguata se non del tutto assente.
Gli assistenti didattici hanno ritenuto che il messaggio dei loro datori di lavoro (corrispondenti dei DS) fosse che il loro compito era gestire la violenza degli alunni attraverso un dialogo costruttivo con le famiglie servendosi di assistenti sociali quando necessario. Questo, combinato con il loro basso status, ha normalizzato gli atteggiamenti violenti perpetrati a danno dei docenti.
Il rapporto in oggetto include una guida sui passi che le scuole dovrebbero intraprendere per proteggere meglio i docenti in futuro. L’associazione statale Unison sta lanciando il nuovo consiglio su come affrontare il comportamento violento.
Il dottor Holt, segretario educativo di Unison, ha dichiarato: “Per la prima volta c’è una comprensione della ferocia degli attacchi agli assistenti didattici e del loro devastante tributo fisico e mentale. Questa conoscenza aiuterà le scuole a comprendere e migliorare la loro risposta al comportamento violento degli alunni. Stabilire i passi che ogni scuola dovrebbe adottare per proteggere il personale e sostenerlo dopo un attacco è un primo passo importante”. Costui ha inoltre precisato che “le esperienze scioccanti descritte dal personale che ha preso parte alla ricerca riflettono un problema molto più ampio evidenziato in un precedente sondaggio di Unison”. Ciò ha rilevato che il 53% degli assistenti didattici aveva subito violenza fisica da parte degli studenti nell’anno precedente.
Con la professione dominata dalle donne sotto il profilo statistico, costringerle a diventare delle forze dell’ordine in classe potrebbe causare danni a lungo termine. Combinato con la mancanza di status professionale del ruolo, questo rischia di creare un ambiente in cui la violenza diventa normale, in particolare nei confronti delle docenti. “Man mano che gli alunni diventano adulti, questo sviluppo preoccupante potrebbe avere serie ramificazioni per la società”, ha riferito Holt.
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