Un’abitudine alquanto fastidiosa e completamente fuori da ogni logica quella che si sta diffondendo nel Regno Unito. A dare l’allarme è, come riporta Fanpage.it, la National Bullying Helpline, associazione antibullismo britannica, che ha ricevuto tantissime segnalazioni in merito.
“C’è un problema crescente di bambini che filmano la violenza contro altri bambini e poi caricano i video sui social media. L’aumento delle chiamate alla National Bullying Helpline segnala questa tendenza sempre più popolare, ma disgustosa”, ha detto l‘associazione.
Sono moltissimi i casi di aggressioni a studenti da parte di altri studenti solo per confezionare video da postare online, come fossero content creator a caccia di qualcosa da catturare e dare in pasto ai propri followers. L’ultimo caso riguarda una tredicenne, aggredita all’uscita da scuola.
I motivi delle aggressioni, se mai ce ne fossero, sono da ricollegare proprio alla voglia di fare video e contenuti, di diventare popolari. Molto spesso chi aggredisce è accompagnato da qualcuno che filma, con cui si è messo d’accordo in precedenza.
“Non credo che mia sorella abbia rivalità di lunga data all’interno della scuola. Credo che questo sia stato creato esclusivamente per creare contenuto da pubblicare su Internet. Accade sempre così, se la prendono con qualcuno che normalmente è tranquillo, qualcuno che non infastidisce nessuno, poi useranno quella persona come bersaglio per creare questo contenuto online. E sta diventando più feroce man mano che arriva ogni attacco” ha dichiarato il fratellastro della tredicenne, avvertendo: “Un bambino perderà la vita a causa di questa mania”.
“Questo particolare comportamento di filmare gli atti di bullismo e caricare i video sui social media è visto come uno ‘sport’ e un divertimento, spesso condotto da bande e bulli della scuola che cercano potere e attenzione. Quando viene pubblicato ‘online’ l’abuso assume una nuova forma. La vittima viene ulteriormente ridicolizzata”, hanno aggiunto dalla National Bullying Helpline, sottolineando: “Sentiamo parlare di questa pratica che si verifica quasi tutte le settimane. Di solito è il genitore che ci chiama. Spesso lottano per convincere una scuola a crederci e a prendere sul serio la storia, a indagare o a trattare con i colpevoli”.
E in Italia? Forse non si può parlare addirittura di moda strutturata negli adolescenti, ma sicuramente una tendenza simile esiste eccome. E spesso non si tratta solo di violenza tra studenti, ma anche nei confronti dei docenti: basta pensare al caso della docente colpita con pallini provenienti da una pistola ad aria compressa. Questo episodio, com’è noto, è stato ripreso da uno studente e fatto girare sul web.
Lo scorso dicembre il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha cercato di arginare il problema del cyberbullismo con una circolare che ribadisce il divieto di cellulare in classe. Si tratta della via da seguire? O c’è da agire a livello culturale?
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