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Violenza a scuola e (d)istruzione educativa. Dov’è la famiglia?

In tutti i contesti si parla molto di educazione, di come le generazioni sono cambiate rispetto al passato e di questa involuzione e regressione del metodo educativo. Sembra che il MIUR non si preoccupi abbastanza di come il buon senso o meglio il senso civico e l’appartenenza ad una società sia profondamente mutato.

Si potrebbe parlare di Ministero della (Di)struzione educativa, a causa delle continue violenze che avvengono all’interno delle aule dove i docenti che non hanno, purtroppo, più alcuna arma per potersi difendere sono continuamente bersagliati e sbeffeggiati da tutte le parti.

Chiediamo a viva voce che il Miur si preoccupi di più dell’incolumità dei docenti esposti a mille pericoli, che faccia il redde rationem di come, ormai la situazione sia sfuggita di mano e che adesso riprenderla per riportarla allo status quo ante sia veramente complicato e difficile.

Sugli alunni indisciplinati e che mancano di rispetto ai docenti e all’istituzione scolastica è arrivato il momento di utilizzare il pugno duro e il Miur dovrebbe prendere contezza che la situazione educativa dei ragazzi è drammatica e che i docenti non possono sostituirsi alle famiglie per insegnare ai ragazzi i rudimenti della buona educazione.

A questo dovrebbe pensarci la famiglia e soltanto quella. Fatto sta che la famiglia di fronte ad un alunno indisciplinato, che interrompe continuamente causando l’interruzione di pubblico servizio e si decide di segnalarlo ai Servizi Sociali del comune di appartenenza, incomincia a tremare perché le conseguenze potrebbero essere gravi per i genitori che non hanno saputo “educare” il figlio.

Occorre, quindi, ripristinare la strada dell’educazione e del rispetto verso gli adulti altrimenti tutto qui diventerà una giungla di barbari e questo il Miur non può permetterselo perché ha a cuore anche l’orizzonte dell’educazione e non soltanto quello dell’istruzione e della formazione.

 

Mario Bocola

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