Sta facendo un po’ di rumore la richiesta di un test psicologico per i docenti da parte del garante per l’infanzia e per l’adolescenza Antonio Marziale, a seguito dell’ennesimo episodio di violenza a scuola, in particolare dopo quanto successo a Oppido Mamertina, nel reggino, con due maestre che sono state riprese dai carabinieri mentre usavano violenza su dei bambini.
Anche Umberto Galimberti, noto studioso di psicologia e di filosofia, qualche tempo fa aveva ipotizzato, come necessario e preventivo, un test psicologico-attitudinale per tutti i docenti (direi anche: per tutti i presidi e gli operatori della scuola), come prerequisito per l’abilitazione a questa professione. Una idea giusta, sacrosanta.
Si dirà che sono casi, per fortuna, isolati, e che per pochi episodi non si possono cambiare le carte in tavola. In realtà, le carte andrebbero cambiate, perché il problema non riguarda poche realtà isolate, ma tante situazioni nelle quali non sempre è trasparente, evidente il primato educativo su quello strettamente scolastico. Il contratto di lavoro, ad esempio, non dice niente su questi aspetti, come sono ancora anni luce lontani da queste esigenze i bandi di concorso. Centrati sulle conoscenze, ma non sulle abilità/capacità e sulle competenze. Ci vorrebbe, forse, un codice etico, come presupposto di un codice disciplinare specifico.
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Perché, al di là di questi episodi da condannare senza se e senza ma, a scuola vi è la necessità di avere personale che abbia maturato e sia in grado di mostrare attitudini psicologiche, educative, relazionali, prima della competenza strettamente disciplinare. Soft skills prima delle hard skills.
Anzi, oggi sono questi aspetti, che poi ritroviamo in tanti, ma non tutti, docenti e presidi, che fanno la differenza, che danno valore aggiunto, che rappresentano ed offrono modelli di adulti significativi per i nostri bambini e ragazzi. Dei veri “maestri”, capaci di testimoniare la bellezza della crescita e della formazione. Posso dire, per esperienza, che sono tanti i docenti in gamba, che questa competenza e questa sensibilità la dimostrano ogni giorno. Ma direi il falso se dicessi che la ritrovo in tutti.
Un passo in avanti l’abbiamo avuto col colloquio orale al termine dei concorsi e con la cosiddetta “chiamata diretta” prevista dalla 107. Una passo in avanti che va però meglio disciplinato, reso trasparente, in modo da prevenire le critiche che vengono ripetute da più parti. Un passo in avanti, che non va cancellato. Che deve prefigurare l’ulteriore passo in avanti: la cancellazione delle graduatorie, cioè del matematismo che non è rispettoso del valore e della dignità professionale dei docenti. Chissà se vedremo, data la confusione politica, questo ulteriore passo in avanti.
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