“Fino a ieri la violenza fisica veniva esercitata in un certo luogo, oggi la violenza fisica diventa violenza morale e psicologica esercitata in tanti non luoghi, in tanti posti in tutte le parti del mondo in cui questo stupro viene visto, commentato come se fosse un trofeo alla fine di una battaglia. Mi preoccupa molto, in un clima di emergenza educativa, il fatto che ci sono stati maschi che sono andati in rete a cercare di acquistare il video dello stupro a 200 euro. Questo mi fa paura”. Lo ha affermato Francesco Pira, sociologo e docente in processi culturali e comunicativi all’Università di Messina, nel corso della diretta della Tecnica della Scuola dal titolo “Violenza sessuale di genere, linguaggi e cultura tossica. Quali responsabilità della scuola?”.
“Quando si sono spenti i riflettori su Palermo si è saputo di Latina dove una ragazza beve, si sente male sulla spiaggia e i suoi amici invece di soccorrerla, decidono di spogliarla e filmare le parti intime. Così come mi ha colpito il caso della capretta uccisa ad una festa di 18 anni”.
“I genitori sono scomparsi dai radar, mi preoccupa tantissimo quello che sta accadendo e mi preoccupa tantissimo il fatto che l’esibizione del corpo di una donna non ha limiti (ragazza ricoperta di cioccolato in Sardegna o di sushi a Milano) ed è diventato ossessiva. C’è una mancanza di educazione alla responsabilità che è diventata gravissima, bisogna capire da dove vogliamo partire. Sento parlare di gruppi di lavoro, di task force che interverranno nel mondo della scuola per riuscire a fermare questa ondata però credo che siano molto monchi per come sono stati annunciati”.
Educazione sessuale? “Se ne parlava già oltre 40 anni fa, all’estero ci sono tante esperienze interessanti, da noi i bambini della scuola elementare fanno profili falsi per entrare sui siti per adulti. Società permissiva? Il problema sono i modelli educativi anche da parte della famiglia, la mia generazione è abituata a ricevere sempre dei no, adesso c’è l’incapacità a dire no. Non capisco perché bisogna sempre accusare la scuola e non bisogna dire che la società ha avuto una trasformazione totale in tutte le relazioni che ha fatto crollare il senso di responsabilità”.
“Tutto quello che sta accadendo in rete – conclude Pira – rischia di essere una grande forma di violenza. Ognuno di noi cosa può fare? Bisogna agire su tre livelli: educativo sui ragazzi (ma bisogna capire chi sono gli educatori e chi sono questi esperti che vanno parlare ai ragazzi), le famiglie (per esempio con scuole per genitori come in altri Paesi nel mondo) e poi agire sui docenti formandoli ad agire nelle emergenze che ci possono essere in classe. Siamo alla fine della prima fase della rivoluzione tecnologica e al nuovo passaggio intelligenza artificiale, metaverso e tutti quei servizi che ci faranno vedere nel virtuale tutto ciò che non riusciamo ad avere nel reale”.