“C’è un’assenza di calore umano, di educazione alle emozioni. Spesso i ragazzi non si rendono conto che ciò che è fanno è lesivo per gli altri, come se per apparire vincenti, interessanti, oggi si è messo da parte il senso del rispetto. Si calpesta la sensibilità e si perde di vista il confine”: queste le parole della docente Giovanna Corrao, diventata virale in quanto protagonista di un video social che è girato nelle ultime settimane, in cui la professoressa ha accusato i genitori di non svolgere il loro compito fino in fondo e parlando di “fallimento” degli adulti, nel corso dell’appuntamento della Tecnica della Scuola di oggi alle 16 dal titolo “Violenza sessuale di genere, linguaggi e cultura tossica. Quali responsabilità della scuola?”.
“I ragazzi sono anaffettivi, spesso superficiali, anche quando cercano di filmare anche determinati comportamenti credendo di risultare simpatici. Ovviamente non sono tutti i ragazzi ma è un costume che fa male. Ciò è doloroso per chi lavora nell’ambito dell’educazione”, ha aggiunto la docente.
“Educazione sessuale a scuola? Non è tanto questo che si deve fare, ma educare alle emozioni, fare educazione sentimentale. Occorre anche vigilare sulla fruizione dei video porno. Non esiste più la bellezza nelle azioni. C’è anche una povertà lessicale. Non viene elaborato il significato delle parole associate alle emozioni”, questa l’opinione della professoressa Corrao sull’educazione sessuale a scuola, da molti invocata a gran voce.
“Non si ricerca più la strada intelligente, valoriale. Se già in famiglia si barcolla, si tentenna dal punto di vista dei punti cardine cosa pretendiamo noi docenti? Come se ne esce? Non è facile che un genitore ti ascolti col cuore aperto. Se il genitore accetta il problema e comunica è una gran cosa. Bisogna capire ai genitori che noi siamo alleati. Il rapporto di fiducia non è scontato. Molto spesso gli insegnanti sono visti come un fastidio. Se dobbiamo portare la barca in porto dobbiamo essere insieme, i genitori non possono dare a noi questo ruolo”, ha aggiunto. “Il mio scopo sono i ragazzi, i figli di tutte le famiglie”.
Sufficiente reprimere? “Si deve rieducare. Il carcere deve essere rivisto. Il nostro compito è non perdere fiducia nell’essere umano. Chi sbaglia deve riallinearsi per essere inserito nella società e riacquistarsi la fiducia, attraverso la cultura e lo studio. Non tutti devono essere geni o leader, ma ognuno può dare qualcosa alla società. Ognuno nella propria unicità può essere straordinario se si impegna. Con alcuni ragazzi mi è venuto di gettare la spugna, è faticoso”.