Attualità

Violenza e aggressività dei giovani, la psicoterapeuta Parsi: “effetto del lockdown anche a distanza di anni”

Gli effetti del Covid e dei vari lockdown vissuti si sentono ancora negli adolescenti a distanza di mesi o di anni. A spiegarlo all’Adnkronos la psicoterapeuta Maria Rita Parsi. Gli episodi di aggressività nella società, autolesionismo, trasgressività si leggono infatti così. “Il non andare a scuola, la dipendenza da Internet, stare chiusi in casa con famiglie conflittuali o disfunzionali, il fatto di non andare a trovare i nonni considerati bene ‘rifugio’ e il bombardamento mediatico con morti, funerali e notizie negative tutti i giorni, ha provocato un incremento di frustrazione, aggressività, depressione anche nei giovani” spiega la psicoterapeuta. E da qui le forme di violenza e trasgressività (azzardopatia, assunzione di alcol e droghe, ludopatia, risse e baby gang) a cui assistiamo giornalmente.

L’età principale di questi fenomeni è quella che va dai 15 ai 18 anni (un passaggio importante) ma Parsi prevedeva già anni fa gli effetti traumatici da ‘burnout’ del post Covid. Paure portate ad esempio anche dalla Dad, di un’interrogazione virtuale andata male e che potesse girare sui social. Ma anche i genitori hanno le loro responsabilità, per il poco ascolto che spesso hanno concesso ai propri figli relativamente a paure, bisogni e desideri.  

Curioso l’accostamento con gli esperimenti dello studioso francese Henry Laborit ripresi anche nel film ‘Mon oncle d’Amerique’. Qui alcune cavie chiuse in gabbia e sottoposte a scosse elettriche si azzuffavano tra di loro ma alla fine degli esperimenti stavano bene. Una cavia da sola invece alla fine dell’esperimento stava male, senza appetito, orientamento e poteva essere molto aggressiva. “La repressione e l’angoscia di questi ragazzi chiusi in casa per mesi si è poi sfogata con le forme di aggressività a cui assistiamo ma anche attraverso altri fenomeni come depressione, chiusure, disturbi del sonno, dell’alimentazione, dell’attenzione e forme di violenza verso i più fragili o forme di autolesionismo, capaci di dare sollievo col dolore fisico, al dolore psichico che provavano” – ha concluso la psicoterapeuta.

Daniele Di Frangia

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