Di fronte al dilagare della violenza giovanile, le due principali agenzie educative, la scuola e la
famiglia, appaiono disorientate. Oggi, sembra che gli adulti abbiano gettato la spugna della
responsabilità educativa.
Gli insegnanti sono stanchi e demotivati. Affermano che non è più
possibile insegnare. La famiglia, poi, nel suo agitato menage quotidiano, si percepisce sempre più
debole rispetto ad altre agenzie formative quali tv, gruppo, cultura di massa, scuola. Non sempre,
comunque, è in grado di costruire con i figli un dialogo valoriale che sfugga alle opposte sponde
dell’indifferenza e dell’autoritarismo immotivato.
Ma, ciò che sorprende di più nel comportamento di quanti compiono delitti efferati, soprattutto se
giovani, è l’impassibilità con cui si comportano dopo il delitto. Nessun pentimento o senso di colpa.
Questi giovani omicidi sembrano avere in comune l’incapacità di distinguere il bene dal male e la
mancanza di empatia. Ciò dipenderebbe dal fatto che essi non si sono mai esercitati, insieme ad un
educatore, nella lettura dei propri stati d’animo. Infatti, la capacità di gioire e di soffrire con gli altri
deve essere verificata e sviluppata nel corso dell’età evolutiva.
“Gli psicopatici – nota Umberto Galimberti – sono un caso limite dell’umano, ma la psicopatia
come tonalità dell’anima a bassa emotività e a scarso sentimento è qualcosa che si va diffondendo
tra i giovani d’oggi che, nella loro crescita, acquisiscono valori d’intelligenza, prestazione,
efficienza, arrivismo, quando non addirittura cinismo, nel silenzio del cuore. Quando il cuore tace e
più non registra le cadenze del sentimento, il terribile è già accaduto anche se non approda ad una
strage”.
Una domanda. Siamo consapevoli che i ragazzi di oggi sono sottoposti ad un bombardamento di
messaggi violenti nei media e persino nella musica che ascoltano? Ormai è assodato che esistono
sostanze stupefacenti che annebbiano la coscienza, riducendo a zero la consapevolezza morale. Ma,
non viene mai detto, ad esempio, che un film porno può inquinare più della diossina che si sprigiona
dalle fiamme della spazzatura. Che una scena hard può essere più destabilizzante del petrolio in
mare. Che emozioni derivanti da scene di sesso violento, poiché coniugano pulsioni opposte (spinta
simbiotica e spinta distruttiva), sono ingestibili anche dalla mente di un adulto e letali per un
adolescente, specie se povero di retroterra educativo. Noi assomigliamo, spesso, a quei muratori che
costruiscono il terzo piano di una casa, ignari che qualcuno sta demolendo le fondamenta.
Ma che possiamo fare? Innanzitutto, aprire gli occhi. Sulle pagine di internet, siamo bombardati da
pubblicità senza veli che, attraverso un semplice clic, ti collegano con siti porno, gratuiti o a
pagamento. Se non sarà creato, nel breve termine, un nuovo codice valoriale, essenziale ed
universale, accettabile da tutti, succederà che gli uomini riverseranno, gli uni sugli altri, la violenza
più radicale che possa esserci. Quella di non riuscire a dare un senso globale positivo alla loro vita.
Il rimedio? Torniamo a puntare sull’educazione. Consapevoli però che un educatore è credibile
solo se si coinvolge di persona, se si fa compagno di viaggio, se sceglie la pedagogia della
vicinanza. Ricordiamo che i ragazzi non hanno bisogno solo di chi li istruisce ma anche di chi li
guarda con interesse e li valorizza. Come affermava Papa Giovanni, il ragazzo ha bisogno di un
calore che lo riscalda e non solo di una luce che lo illumina.
Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che, nell’educazione, esiste un metodo sempre efficace, quello
del dialogo. Nel dialogo, infatti, noi attiviamo mentalmente il ragazzo, investendolo dell’onere della
risposta. Questo avviene, ad esempio, quando aiutiamo i nostri ragazzi a prendere coscienza del
motivo e delle conseguenze dei loro comportamenti. Non stanchiamoci mai di chiedere loro:
“Perché ti sei comportato in quel modo? Hai riflettuto sulla sofferenza che hai procurato agli
altri?”.
Così, è molto importante imparare ad analizzare, assieme ai ragazzi, la natura dei diversi
stati emotivi che turbano il loro animo: collera, gelosia, invidia, depressione, paure, angosce …
Inoltre, quando riflettiamo con i ragazzi, figli o alunni che siano, sui valori che danno senso alla
nostra vita, non è solo essenziale capire quali sono i valori fondamentali: la dignità della persona, la
libertà di coscienza, l’amicizia, la famiglia, la legalità, la giustizia, le ragioni supreme delle cose …
Ma, occorre, anche scendere nel concreto.
Domandare ai ragazzi: “Perché un uomo vale sempre? Perché dobbiamo comunque rispettarlo?”.
Non lasciamo cadere la spugna. Dobbiamo credere nel potere delle idee. La verità, detta al
momento giusto e con rispetto, produce sempre un mutamento dell’anima.
Luciano Verdone
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