In questi giorni si ha la percezione di essere al centro di una vera e propria escalation di violenza tra i giovanissimi: dallo stupro di Palermo, alle violenze di Caivano, fino all’uccisione barbara della capretta ad Anagni e all’assassinio, per motivi alquanto futili (come se ce ne fossero) del musicista 24enne Napoli.
L’assessora alla Scuola, alle Politiche Sociali e Giovanili della Regione Campania Lucia Fortini, su Facebook, ha scritto un lungo sfogo contro chi accusa la scuola di essere responsabile in qualche modo di questi atti di violenza inaudita, facendo riferimento all’assassinio di Giovanbattista Cutolo, il musicista 24enne. “Fossi stata al posto dei genitori (e ognuno di noi deve sapere che sarebbe potuto accadere), avrei distrutto tutto, urlato, pianto… con un odio in corpo che mi avrebbe divorata… e ho provato una enorme ammirazione per la compostezza della madre e del padre, la cui vita – insieme a quella di Giovanni – è stata distrutta per sempre…Non avrei parlato (evito sempre di farlo) se non avessi sentito le solite cose, che mi hanno fatta ribollire in corpo: investire su un esercito di insegnanti e assistenti sociali… Si dice sempre, come se fosse questo che non funziona: la scuola. Già perché un insegnante avrebbe potuto evitare che un ragazzo di 16 anni avesse a portata di mano un’arma!”, si lamenta la Fortini con sarcasmo.
Ecco cosa propone l’assessora: “Sia chiaro, credo nella potenza della Istruzione e della Cultura, nella possibilità di scoprire universi attraverso la lettura di una poesia, la contemplazione di un’opera d’arte, la musica, il teatro, la comprensione della matematica che ti avvicina all’infinito. Ma oggi, per questa esplosione di violenza, due cose servono: forze armate a presidio del nostro territorio e il coraggio di intervenire sulle famiglie di camorristi. Poi potremo parlare della scuola (che è l’unica istituzione che ancora funziona, nonostante sia spesso bistrattata!), ma solo dopo aver avuto il coraggio di guardare la realtà con occhi privi di preconcetti e pregiudizi”, ha concluso.
“Oggi c’è un disastroso problema di disagio e devianza giovanile – ha detto Antonio De Iesu, assessore alla Sicurezza del Comune di Napoli – In questo caso la motivazione sembra essere stata banalissima. Un ragazzo con la pistola che interviene e spara rappresenta una crudeltà e una malvagità che non nasce dal fatto singolo. Ma testimonia una carica di aggressività di violenza che non è stata gestita. Un bambino di 16 anni con precedenti per tentato omicidio e truffa deve essere seguito nel suo percorso per capire se stava recuperando i valori morali. Mi chiedo: ‘È stato seguito dalle istituzioni?’”, questa la domanda che riecheggia sul web e non.
“La narrazione che servono più forze di polizia non basta. Le forze di polizia si impegnano per fare i controlli. Ma c’è stata una esplosione della movida negli ultimi anni che oggi è diffusa sul territorio. L’attività repressiva è importante, ma oggi occorre anche rivedere la legislazione sui minorenni alla luce della diversa maturità dei giovani. Un 16enne di oggi non è lo stesso di 40anni fa. Ci sono un vuoto e una inadeguatezza delle famiglie che in tante situazioni sono assenti”, ha aggiunto.
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