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Violenza sui prof, la nuova emergenza educativa

Dieci giorni fa è stata sfregiata al viso con un coltello una professoressa da un giovane alunno. Qualche giorno fa un vicepreside è stato preso a pugni da un genitore per aver osato rimproverare un alunno di scuola media.

Cosa sta succedendo? Perché il ruolo dei professori non viene più riconosciuto?

Ovviamente si sprecano le interviste su questo argomento. Il neo presidente dell’ANP dà la colpa alla tv “cattiva maestra”, citando Popper.

Mi sembra semplicistica questa spiegazione che attribuisce tutte le colpe ai media. Il problema è più complesso: siamo passati dalla severità dei genitori nei confronti dei figli durata fino agli anni ’50,che li vedeva in alleanza con la scuola nell’opera educativa, al permissivismo di oggi. I genitori odierni permettono ai figli di fare quello che vogliono, li viziano, li trattano da pari a pari e si è persa ogni autorità.

Quando la scuola tenta di imporre delle regole, ecco che questi genitori si ergono ad avvocati del loro figli che hanno trasgredito e aggrediscono chi osa vietare.

Come ha detto, lo psichiatra Polli Charmet si è passati dal complesso di Edipo alla fase del narcisismo, dove non si tollerano critiche e si cerca solamente la propria soddisfazione dei desideri, funzionale evidentemente all’attuale società del consumismo.

Se è così, allora c’è un’emergenza educativa, un’assenza di valori, che permea l’intera società, come si vede dagli episodi di teppismo delle baby gang alle pulsioni di odio razziale, ma la scuola da sola non ce la fa. Qui ci può essere il ruolo positivo dei media a tutti i livelli (televisione, cinema, giornali, internet) e degli intellettuali: il problema è che non si intravedono all’orizzonte nuovi Pasolini ed Eco.

 

Eugenio Tipaldi

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