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Violenza sulle donne, Ardone: “Serve inversione copernicana. Nei libri ci sono pochi nomi di donne, problema culturale”

In questi giorni il piano Educare alle relazioni del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara è stato commentato da più parti. A dire la sua è stata anche la scrittrice e insegnante Viola Ardone, a La Repubblica. Quest’ultima, ogni lunedì, si occuperà, per conto del quotidiano, di riflettere su una emozione in puntate da quindici minuti.

“Educazione alle emozioni fin dalle elementari”

“L’idea sarebbe di continuare fino alla fine dell’anno scolastico. Sono delle proposte, vogliamo vedere anche la reazione. Immaginiamo come si potrebbe parlare in una classe di sentimenti, emozioni, anche senza tirare in ballo degli esperti ma solo con gli strumenti della cultura, quelli che la scuola offre”, ha spiegato.

“Sono convinta del fatto che l’educazione alle emozioni, alla relazione, l’educazione anche sessuale debba entrare fin dalle scuole elementari. Quella della scuola è la via principale, noi cerchiamo con un approccio culturale di far passare il concetto che chiunque nel suo ambito può contribuire alla costruzione di un nuovo modello. Proponiamo una modalità e la modalità del dialogo poi da Socrate in poi è sempre stata buona”, ha aggiunto.

Della stessa opinione è l’ex ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: “Partire alle superiori è tardi. Bisognerebbe partire alle scuole dell’infanzia”, questo il suo pensiero. “Alle scuole materne bisogna partire con educazione all’affettività, non educazione sessuale. Alle superiori, invece, si dovrebbe fare educazione sessuale, cosa che questo progetto non prevede”.

“Sono solo cinque i paesi in cui non si fa educazione all’affettività fin dalla più tenera età. Serve introdurla fin dalla scuola d’infanzia perché i bambini fin da piccoli imparino a gestire le proprie emozioni”, ha aggiunto l’ex pentastellata.

E, infine, ecco cosa pensa Ardone del piano di Valditara: “A me non convince, una materia extracurriculare e su base volontaria già viene intesa male, se si fa passare l’idea che sia qualcosa di facoltativo vuol dire che è come l’uncinetto, gli scacchi, che se vuoi approfondisci altrimenti è lo stesso. Invece no, deve essere un’inversione copernicana, questa deve essere la base su cui rimoduliamo tutto il nostro linguaggio, i nostri comportamenti, il nostro modo di vedere anche le singole discipline, il modo di studiare la storia, la letteratura, di vedere che se nel libro di scienze tra i nomi delle donne compaiono solo Marie Curie e poche altre è un problema culturale. Ma se pensiamo che già l’educazione civica è scomparsa dalla scuola capiamo tante cose, bastava anche solo quella fatta bene”.

La presentazione del piano di Valditara

Ecco le parole con cui Valditara ha presentato il piano lo scorso 22 novembre: “Questo progetto prende l’avvio non dai recenti fatti di cronaca, ma prende le mosse dagli eventi della scorsa estate, come lo stupro di Palermo e Caivano. E prende le mosse dalla mia volontà di dire basta ai residui di cultura maschilista. Il fatto che la donna debba subire quotidianamente vessazioni è inaccettabile. Proprio per questo mi è venuta in mente l’idea di creare gruppi di discussione nelle scuole. La scuola si occupa del fenomeno culturale, il maschilismo ancora imperante che si manifesta in tante situazioni della vita quotidiana, basta pensare agli apprezzamenti non voluti per strada”.

“L’idea è stata quella di creare un gruppo di lavoro e una consultazione ampia con varie parti. Abbiamo steso indicazioni che oggi ho firmato e che invierò alle scuole. Il progetto si chiama ‘Educare alle relazioni’ e si basa sul progetto ‘Educare al rispetto’ del 2015. Per la prima volta si fa un esperimento di questo tipo in Italia, la prima volta in cui si affronta di petto il maschilismo”.

“Chi sono i destinatari? Il progetto si sviluppa sul piano dell’Educazione Civica, c’è un invito di fare entrare la cultura del rispetto in tutti gli insegnamenti. Poi c’è il progetto specifico per le scuole secondarie di secondo grado che si articola con gruppi di discussione, con il coinvolgimento degli stessi studenti, che saranno informati delle conseguenze penali in cui si incorre dopo certi comportamenti. I gruppi possono fungere da supporto. Importante è l’aspetto della prevenzione”.

“I docenti svolgeranno la funzione di moderatori. I moduli di discussione saranno di trenta ore. I gruppi potranno essere supportati da esperti qualificati. Ho firmato un’apposita direttiva ministeriale. Ogni scuola avrà un docente referente. Ogni classe avrà un docente moderatore”.

“Il Forum nazionale Associazione dei Genitori avrà un ruolo importante: accordare il progetto con osservazioni migliorative da parte dei genitori. All’Ordine degli Psicologi chiederemo aiuto per la formazione dei docenti, per la loro assistenza e per il monitoraggio conclusivo”.

“Il Ministero garantisce il supporto alle scuole e la scuola sarà tenuta, al termine del progetto, a fare una relazione sulle migliori pratiche. La nostra intenzione è realizzare presidi territoriali psicologici al servizio delle scuole che dovremo progettare con l’Ordine degli Psicologi. Indire si occuperà della formazione. Questa attività è extracurriculare e verrà finanziata da 15 milioni di euro di fondi Pon”.

“Il progetto si svolgerà in orario extracurriculare perché avremmo altrimenti dovuto togliere ore a materie curriculari. Nelle ore curriculari c’è l’ora di educazione civica. Il progetto parte con adesione facoltative delle scuole, dopo la sperimentazione capiremo se renderla obbligatoria. Provvisoriamente il progetto nasce solo nelle scuole superiori”.

Redazione

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