Home Attualità Violenza sulle donne e parole di Valditara, imbrattata sede del Mim: “Stufi...

Violenza sulle donne e parole di Valditara, imbrattata sede del Mim: “Stufi di educare chi è responsabile dell’educazione”

CONDIVIDI

La sede del Ministero dell’Istruzione e del Merito in viale Trastevere a Roma è stata nuovamente imbrattata dopo le scritte minacciose comparse due giorni fa: stavolta a rivendicare il gesto sono state le attiviste di “Bruciamo tutto”. Il motivo? C’entrano, ancora una volta, le parole del ministro Giuseppe Valditara sulla violenza sulle donne.

Il numero uno del dicastero bianco aveva infatti legato il fenomeno, alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin, all’immigrazione illegale, dicendo inoltre che il patriarcato non esiste più. Da qui il putiferio. E oggi, 22 novembre, un altro atto di protesta.

Come riporta Ansa, le attiviste hanno manifestato stamane mostrando cartelli con su scritto ‘Bruciamo tutto’, per poi imbrattare la facciata del palazzo con vernice rossa, viola, arancione e gialla.

La solidarietà di Sasso

“Continuano i frutti del veleno messo in circolo dai cattivi maestri della sinistra. Dopo i fantocci bruciati nelle piazze, dopo gli attacchi da parte di sedicenti educatori, dopo il continuo alzare i toni – spesso al di là del confine democratico – anche nelle aule parlamentari, adesso siamo alle minacce. Nei giorni scorsi stelle a cinque punte e scritte anarchiche, adesso minacce di dare fuoco al ministero dell’Istruzione e del Merito – anche a chi ci lavora dentro. La sinistra prenda immediatamente le distanze da queste frange estremiste. Solidarietà al ministro Valditara e a tutti i dipendenti del ministero. Con l’avvicinarsi del 25 novembre ci auguriamo non ci sia un’escalation di violenza rossa, come l’anno scorso”, commenta il deputato della Lega Rossano Sasso, capogruppo in commissione Scienza, Cultura e Istruzione.

Ecco, come riportano Aska News e Il Sole 24 Ore, le parole di due di loro: “Il ministro dell’Istruzione dovrebbe istruirsi, perché sminuire il problema del patriarcato dicendo che è un fatto giuridico o a una situazione di maschilismo residuo è inammissibile e dimostra la mancanza di preparazione per questo ruolo. Siamo stufi di dover educare chi è responsabile dell’educazione pubblica. Domani siamo in piazza e chiediamo a tutti di venire. Bruciamo tutto”.

“Valditara crede che staremo zitte ad ascoltare i suoi insulti a testa bassa, però non sa che non possiamo stare zitte, perché noi siamo la voce di tutte, siamo la voce di Giulia, Emanuela, Rita e tutte le vittime di femminicidio. E se anche ci portate via ne arriveranno altre, perché non siamo solo noi, siamo una rivoluzione transfemminista. Bruciamo tutto!”, ha spiegato l’altra ragazza.

Le parole incriminate di Valditara

Ecco le parole del ministro Valditara, intervenuto con un video: “Il fenomeno della violenza sulle donne si manifesta anche nella discriminazione. Consentire ad una donna di avere pari opportunità è fondamentale. Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto; ma certamente è un fenomeno finito con la fine della famiglia fondata sulla gerarchia. Ci sono invece residui di machismo, che portano a considerare la donna come un oggetto. Il maschilismo si manifesta in tanti modi, anche nel catcalling”.

“Se una volta il femminicidio era frutto di una concezione proprietaria di una donna, oggi sembra più il frutto di una grave immaturità narcisistica di un maschio che non sa sopportare i no. Si parte dalle scuole ma bisogna coinvolgere le famiglie, con relazioni improntate al rispetto, la società, i social, la pubblicità. Ci sono rischi nuovi, con pratiche che offendono la donna”.

“Abbiamo di fronte due strade – ha detto il ministro riferendosi alle soluzioni contro la violenza sulle donne -, una concreta, ispirata ai valori costituzionali e un’altra ideologica. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato. Massimo Cacciari esagera quando dice che il patriarcato è morto 200 anni fa, ma certamente il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha sostituito alla famiglia fondata sulla gerarchia, la famiglia fondata sull’eguaglianza. Ci sono invece residui di maschilismo, diciamo di machismo, che vanno combattuti. Non si può far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato anche a forme di marginalità e devianza in qualche modo discendenti dalla immigrazione illegale”.

“Abbiamo deciso di puntare sull’Educazione Civica, con il rispetto verso ogni persona. Chi non riconosce che dal rispetto di ogni persone si combatte anche la violenza contro le donne non ha capito che sono questi i fondamentali di una società civile, armonica, senza discriminazioni e senza violenza”.

“Alcuni dicono che l’Educazione Civica dura solo 33 ore: sbagliato. Le linee guida sull’Educazione Civica pongono come obiettivo di apprendimento proprio il rispetto, verso gli esseri umani e verso la donna. Questi obiettivi devono caratterizzare tutti i programmi scolastici, tutti gli studenti nel loro percorso dovranno perseguire e raggiungere”.

“Le scuole possono sviluppare discussioni che rendano protagonisti gli studenti, anche nella forma del peer tutoring. Poi dovremo verificare l’acquisizione di queste competenze. L’obiettivo è il rispetto, la parità di trattamento, per sradicare la violenza contro le donne dal nostro vivere civile”.

L’attacco dei Cecchettin

A rispondergli è stata anche la sorella di Giulia, Elena, che ha scritto un messaggio senza nominare il numero uno di Viale Trastevere: “Forse, se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e ‘per bene’, si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro paese ogni anno”, ha tuonato.

“Mio padre ha raccolto i pezzi di due anni di dolore e ha messo insieme una cosa enorme. Per aiutare le famiglie, le donne a prevenire la violenza di genere e ad aiutare chi è già in situazioni di abuso. Oltre al depliant proposto (che già qua non commentiamo) cos’ha fatto in quest’anno il governo? Perché devono essere sempre le famiglie delle vittime a raccogliere le forze e a creare qualcosa di buono per il futuro?”, ha aggiunto.

“Le parole del ministro Valditara? Diciamo che ci sono dei valori condivisi e altri sui quali dovremo confrontarci, ecco”, è stato il commento a caldo di Gino Cecchettin, il padre di Giulia ed Elena, come riporta La Repubblica.

“Patriarcato? Lui l’ha descritto benissimo. Non è che se neghi una cosa questa non esiste. Il ministro ha parlato di soprusi, di violenze, di prevaricazione. È esattamente quello il patriarcato ed è tutto ciò che viene descritto nei manuali. Mi sembra solo una questione di nomenclatura. È la parola, oggi, che mette paura: ‘patriarcato’ spaventa più di ‘guerra’”, ha aggiunto a Il Corriere della Sera.

Valditara ha cercato di chiarire

Il ministro, dopo le pesanti polemiche che lo hanno visto vittima in questi giorni, ha cercato di chiarire: “Non ho mai detto che il femminicidio è colpa degli immigrati. Ho detto una cosa diversa, che nel nostro Paese è in atto un fenomeno di aumento delle violenze sessuali, che sono un altro fenomeno molto triste. I dati sono purtroppo inequivocabili e mi dispiace che qualcuno li abbia alterati o non li abbia conosciuti. C’è un aumento preoccupante delle violenze sessuali. E che cosa ho detto? Ho detto che a queste violenze sessuali contribuisce anche, è importante l’anche, la marginalità e la devianza conseguenti a una immigrazione irregolare. Allora non ho detto che è l’immigrato che è causa di questo, ho detto la marginalità e la devianza”.