Lo aveva già utilizzato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni durante il suo intervento alla convention inaugurale della Fondazione Guido Carli, lo riutilizzano adesso le ragazze della Quarta F del liceo Marconi di Pesaro. Parliamo del termine meraki, che in greco moderno significa fare qualcosa con tutta l’anima, con passione, creatività, amore. Ed è proprio con estro e dedizione – come riporta il quotidiano Il Resto del Carlino – che le studentesse di Pesaro hanno realizzato dei piccoli “gioielli” da vendere per poi donare il ricavato al Centro cittadino Anti violenza. Aiutate dalla loro docente di Storia dell’Arte, esperta in design industriale, le ragazze hanno concepito e realizzato degli anelli in ottone, a partire dall’osservazione degli ormai famosi nastrini annodati di vari colori: rosso contro la violenza di genere, rosa di prevenzione al tumore al seno e lilla simbolo dell’impegno contro i disturbi alimentari.
L’idea – spiega la professoressa – è nata l’anno scorso durante un’esperienza di azienda simulata, all’interno di un PCTO. All’inizio le ragazze pensavano di ispirarsi a qualche modello proposto dal web, poi hanno spento computer e telefonini e si sono concentrate per vedere, a partire dai nastrini annodati, a quali altre forme si potesse pervenire.
L’iniziativa ha avuto un grande successo, anche in termini di ordini e di vendite, tanto che l’amministrazione comunale ha voluto partecipare e sostenere il progetto tramite il suo Assessorato alla Gentilezza e alla Crescita (sì, si chiama proprio così, il Comune di Pesaro – davvero complimenti per l’idea – ha attribuito questo nome affascinante a un assessorato con deleghe ai servizi educativi, Scuola, Pari opportunità, Lotta all’odio e Politiche Giovanili).
Intervistata dal quotidiano bolognese, l’assessora ha lodato studentesse, docenti e scuola tutta per il gran lavoro di sensibilizzazione su un tema talmente importante come quello della violenza contro le donne, fenomeno che ancora oggi continua a mietere vittime: già venti donne uccise dal primo gennaio al 5 marzo di quest’anno, in base ai dati forniti dal Ministero degli Interni. Una mobilitazione generale, scuola in testa, è d’obbligo e non più rinviabile.
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